Glenn Greenwald lo aveva annunciato: «Snowden farà altre importanti rivelazioni a proposito di Israele». E così sta avvenendo. Il giornalista che ha fatto conoscere il grande scandalo delle intercettazioni illegali messo in campo dall’Agenzia per la sicurezza Usa (il Datagate), ne dà conto sul suo sito The intercept. Gli ultimi documenti top secret esaminati da Greenwald fra gli 1,7 milioni di file forniti dall’ex agente Cia, Edward Snowden, gettano nuova luce sull’aggressione israeliana ai palestinesi di Gaza, un’altra volta in pieno corso. Evidenziano il convolgimento diretto degli Usa e dei loro principali alleati. Negli ultimi dieci anni – dicono i documenti – la Nsa ha notevolmente aumentato il supporto – con armi, soldi e informazioni – alla sua omologa israeliana, l’Unità 8.200 (o Isnu o Sigint).

La cooperazione tra le due agenzie è iniziata nel 1968 e ha costituito la base per le strette relazioni esistenti attualmente fra tutte le altre organizzazioni dell’intelligence israeliana e quelle degli Stati uniti, come la Cia, il Mossad e la Divisione delle operazioni speciali. Servizi segreti alleati per tenere sotto controllo diversi obiettivi e «i paesi del Nord Africa, del Medio oriente, del Golfo Persico, del Sudest asiatico e le repubbliche islamiche dell’ex Unione sovietica». In molti casi, Nsa e Isnu hanno collaborato con le agenzie di spionaggio britanniche e canadesi, il Gchq e il Csec. Emerge anche l’apporto di alcuni regimi arabi come la monarchia giordana e il ruolo delle forze di sicurezza dell’Anp nel fornire servizi di spionaggio essenziali per individuare e colpire «obiettivi palestinesi». The intercept mostra anche una ricevuta di pagamento, datata 15 aprile 2004.

Le ripetute aggressioni alla popolazione di Gaza – dice Greenwald – sarebbero impossibili senza il sostegno degli Usa, sempre pronti a soddisfare le richieste belliche di Israele, com’è avvenuto con i 225 milioni di dollari aggiuntivi approvati per finanziare il sistema missilistico israeliano. Un atteggiamento che stride con il presunto ruolo di mediazione ostentato dagli Stati uniti nel conflitto israelo-palestinese. Fatti che depotenziano le parole di Obama pronunciate come se il presidente Usa fosse un semplice spettatore di fronte al massacro dei bambini a Gaza («È straziante vedere cosa sta succedendo lì»). Obama, osserva The Intercept, parla di Gaza come se si trattasse di una calamità naturale, di un evento incontrollabile a cui il governo Usa assiste sgomento.

Secondo i documenti di Snowden, attualmente rifugiato in Russia, Cia e Mossad hanno anche addestrato l’attuale leader del gruppo Stato islamico dell’Iraq e del Levante (Isil), Abu Bakr el Bagdadi. L’Isil, che sostiene il ritorno al “califfato” è stato inizialmente costituito in Siria per combattere il governo di al Assad. Ha ricevuto armi dall’intelligence Usa e da quella del Regno unito, e finanziamenti dai sauditi e dalla monarchia del Qatar. El Bagdadi è stato in carcere a Guantanamo tra il 2004 e il 2009. In quel periodo Cia e Mossad lo avrebbero reclutato per fondare un gruppo capace di attrarre jihadisti di vari paesi in un unico luogo: e tenerli così lontani da Israele. Per Snowden, «l’unica soluzione per proteggere lo Stato ebraico è quella di creare un nemico alle sue frontiere, ma indirizzarlo contro gli stati islamici che si oppongono alla sua presenza». Un’operazione segreta detta «nido di calabroni».

La stretta collaborazione tra i servizi di Washington e di Tel Aviv non ha però impedito lo spionaggio incrociato tra i due grandi alleati. E così – ha rivelato il settimanale Der Spiegel – l’intelligence israeliana ha intercettato le conversazioni del Segretario di stato Usa, John Kerry, con i mediatori arabi e con l’Autorità palestinese: per avere le risposte pronte durante l’ultimo tentativo di negoziato con i palestinesi.