La Mostra renderà omaggio al grande Wes Craven con la proiezione di Nightmare sabato prossimo. Un boato di applausi ha accolto l’annucio del direttore Alberto Barbera alla sala stampa riunita per la tradizionale conferenza di apertura.
Un segnale di cambiamento nelle consuetudini un poco ingessate della Mostra? Non il solo, peraltro. Nei Giardini alle spalle del «Grande Buco» rimasto aperto nel punto in cui doveva sorgere il nuovo Palazzo del cinema hanno montato un piccolo schermo, sedie bianche, qualche tavolino: è il Cinema nel Giardino (scongiurando le tempeste promesse dai nuovi stregoni del meteo sul web) che inaugura stasera con Carlo Lizzani, il mio cinema, film di Cristina Torelli, Roberto Torelli, Paolo Luciani. Un omaggio al regista morto due anni fa (ottobre 2013) che è stato anche direttore della Mostra tra il settantanove e l’ottantadue, e con la sua esperienza di storico del cinema acuto ne aveva rivoluzionato l’assetto iniettando in un sistema polveroso nuove energie creative, quelle dei cineclub italiani, ad esempio; e non a caso aveva scelto come interlocutore privilegiato Enzo Ungari, sceneggiatore dell’Ultimo imperatore di Bertolucci, prima ancora critico (Cinema e Film) e attento studioso del cinema di genere americano come delle Nouvelle Vague.

 

 

Sono gli anni dell’invenzione delle proiezioni di Mezzanotte, dell’arrivo al Lido dei Predatori dell’Arca perduta (e anche Nightmare appare quasi come un tributo)… Altri tempi, certo, specie se oggi come ha dichiarato Barbera giorni fa, molti dei registi di quegli anni si sono «appannati», il che motiva la scommessa del Festival, di questo almeno, di cercare le nuove generazioni – siamo o no nell’Italia renziana del nuovo?
Forse questo ricordo di Lizzani meritava una cornice più ufficiale, pure se con un pò di fantasia possiamo pensare che il Cinema nel Giardino sia l’«erede» anni Duemila di quelle esperienze lizzaniane di grande vitalitá col Lido invaso di persone, anche studenti (certo in tempi di crisi non è facile arrivare qui e resistere ai prezzi dieci giorni pure se le cronache locali dicono che è tutto esaurito). Le sedie di plastica bianca e l’installazione tutta del luogo ha un’atmosfera asettica ma l’idea è comunque quella di riportare il pubblico «vero», che a parte la folla davanti al tappeto rosso, si è perso nel tempo.

 

 

È forse uno di quei cambiamenti che il Presidente della Biennale Paolo Baratta ha menzionato nella conferenza stampa di apertura della Mostra, promettendo cambiamenti, una sempre migliore vivibilità specie per chi lavora, la stampa in testa, e che verrà mantenuto quanto «funziona nel nostro orizzonte». Un riferimento alla direzione della Mostra?
La modifica del regolamento voluta dal ministro Franceschini permetterebbe infatti la riconferma per la terza volta di Baratta alla presidenza, e di un anno del Direttore uscente.
Allo stesso tavolo i presidenti delle giurie, il grande regista messicano Alfonso Cuarón – guida della giuria molto in stile Cannes composta da Emmanuel Carrère, Nuri Bilge Ceylan, Pawel Pawlikowski, Francesco Munzi, Hou Hsiao-hsien, Diane Kruger, Lynne Ramsay ed Elizabeth Banks.

 

 

E il magnifico Jonathan Demme, presidente della giuria di Orizzonti (insieme a Fruit Chan e Anita Caprioli). Il suo nuovo Dove eravamo rimasti esce nelle nostre sale il 10, e al Lido riceverà un tributo speciale.
«Speriamo di vedere dei film che trasmettano passione per il cinema», ha detto Demme.
E alla tradizionale domanda: cosa vi aspettate dalla selezione Cuarón risponde (in italiano): «Non credo che arrivare a un festival aspettandosi qualcosa sia un’attitudine giusta. Vedremo i film, per scoprire di volta in volta cosa ci propongono».
Presidente della giuria Opere prime -Premio De Laurentis è invece Saverio Costanzo, doppia Coppa Volpi lo scorso anno con Hungry Hearts, insiemal critico Roger Garcia e al cineasta Charles Burnett, di cui verrà proposto in Venezia Classic il suo capolavoro To Sleep With Anger, esplorazione nel profondo dei conflitti nella cultura african-american .