I sindacati della scuola iniziano a predisporre l’artiglieria contro il governo Renzi. Flc.Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda sottoporranno alla Corte Costituzionale la questione della legittimità della legge approvata definitivamente dalla Camera il 9 luglio e firmata dal presidente della Repubblica Mattarella il 13. La riforma lede il principio costituzionale della libertà di insegnamento, viola le prerogative contrattuali e attribuisce al governo «deleghe spaventosamente ampie». I punti considerati «illegittimi» sono: la chiamata diretta, l’estromissione del ruolo del sindacato e del contratto nazionale, i rapporti tra organi monocratici e gli organismi collegiali. Il secondo fronte della battaglia sarà aperto davanti alla Commissione Europea. I sindacati denunciano «l’insufficienza delle misure‎sulla stabilizzazione che inopinatamente esclude docenti della scuola dell’infanzia, Ata e seconde fasce». Sotto accusa la norma sui 36 mesi «fatta per punire con il licenziamento i lavoratori che li maturano anziché il datore di lavoro (il Miur) che non li stabilizza». Terzo fronte del «Vietnam» giudiziario: l’impugnazione dei provvedimenti emanati senza il preventivo parere del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (Cspi), esautorato dalla legge ma ripristinato con pieni poteri da due gradi di giudizio. Poi ci sarà la mobilitazione sin dal primo giorno, con una grande manifestazione in autunno. Tutti gli studenti scenderanno in piazza probabilmente il 9 ottobre (è la data su cui si sta ragionando al Riot Village dell’Uds in corso a Santa Cesarea Terme, Lecce). La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini si aspetta «un anno scolastico molto più affascinante rispetto ai molti trascorsi. Può darsi che la protesta che è andata in vacanza ritorni, e allora ci confronteremo, sulla base dei fatti concreti: le scuole a settembre avranno il doppio delle risorse per il funzionamento».