Anche in Portogallo, come in Italia, il 25 aprile si celebra «il rovesciamento del regime fascista», come è scritto nel preambolo della Costituzione. È un altro 25 aprile, quello del 1974, di cui ricorre quest’anno il cinquantenario. In quel giorno, colonne di blindati dell’esercito guidate dal capitano Salgueiro Maia marciarono sulla capitale, Lisbona, deponendo Marcelo Caetano, il dittatore che era succeduto ad António Oliveira Salazar alla guida dell’Estado Novo.

IL COLPO DI STATO, organizzato dai quadri intermedi dell’esercito, i capitani appunto, era iniziato la notte del 24. Il segnale che tutto era pronto era la trasmissione per radio di una canzone allora molto popolare: E depois do Adeus di Paulo de Carvalho. Secondo messaggio in codice, un’altra canzone, trasmessa poco dopo la mezzanotte: Grandola, Vila Morena, scritta dal cantautore José (Zeca) Afonso. A quel segnale, le truppe uscirono dalle caserme direzione praça do Comercio, su cui si affacciavano i principali ministeri, e poi, verso il largo do Carmo dove Caetano si era asserragliato.

Il 25 aprile portoghese è una data spartiacque con molteplici sfaccettature: segna varie fine e vari inizi. La fine della dittatura, che era cominciata con un golpe militare il 28 maggio del 1926 e quella della lunghissima guerra coloniale scoppiata negli anni Sessanta che, anno dopo anno, aveva risucchiato generazioni di portoghesi e fatto strage di guerriglieri e civili africani. Una guerra violentissima, combattuta, nonostante gli esiti prevedibili, da un regime che sapeva di essere legato a doppio filo al destino delle colonie.

SOPRATTUTTO PERÒ il 25 aprile segna un inizio, quello, per la prima volta nella storia portoghese, di una democrazia partecipata. Fu il coronamento di decenni di resistenza – così è interpretato dalla Costituzione -, portata avanti negli anni del regime da migliaia di persone, incarcerate e uccise dalla onnipresente polizia politica. Per la prima volta un movimento di massa si sviluppava in Portogallo e si affermava il principio del suffragio universale (maschile e femminile). Ne nacque il Periodo Revolucionario em Curso (Prec), che avrebbe prodotto cambiamenti profondi nella struttura del Paese e che si sarebbe concluso il 25 novembre del 1975 quando il ciclo di protesta si sarebbe notevolmente affievolito. Queste mobilitazioni si tradussero anche in una forte pressione sui rinati partiti che, riuniti nell’Assembleia Constituinte eletta il 25 aprile del 1975, si accingevano a scrivere la carta fondamentale. Il testo che ne derivò non si limitò a sancire una democrazia formale, ma delineò un modello di democrazia sostanziale volto alla garanzia dei diritti politici basilari e di un ampio spettro di diritti economici e sociali. Una costituzione dettagliatissima – quasi 300 articoli – perché gli attori politici di allora sapevano bene che il clima favorevole non sarebbe durato a lungo e che l’entusiasmo avrebbe presto lasciato il posto a politiche meno progressiste.

IL PRIMO ARTICOLO, poi rivisto, recitava che «il Portogallo è una Repubblica sovrana, impegnata nella sua trasformazione in una società senza classi». Per evitare derive maggioritarie l’articolo 113 prevedeva «il principio di rappresentanza proporzionale». L’articolo 64 stabiliva che dovesse essere garantita l’assistenza sanitaria e che questa dovesse essere gratuita – poi modificato in «tendenzialmente» gratuita.
E dunque, il punto centrale per capire il senso di quella che rimase alla storia come “rivoluzione dei Garofani” e della sua attualità non è tanto se e quando, senza il colpo di mano dei militari, sarebbe collassata la dittatura, cosa assai probabile nel breve o lungo periodo. La sostanza del 25 aprile portoghese, e la lezione che ancora oggi il Portogallo cerca di mantenere nella memoria collettiva, risiede invece proprio in quella miscela che ha messo insieme un esercito politicizzato, masse popolari pronte a mobilitarsi e un sistema partitico ricettivo alle istanze provenienti dalla società, nella quale il Partido Comuista Português ha giocato un ruolo di dinamizzazione importantissimo e che ha condotto a scolpire nella Costituzione le Conquistas de Abril.