Il forum dei movimenti per l’acqua pubblica ricorrerà alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che ha sede a Starsburgo, affinché l’Italia sia condannata per violazione dell’esito referendario del 2011 (quello che sancì la volontà degli italiani che l’acqua fosse gestita dal pubblico) per l’aumento delle tariffe che tale violazione ha determinato e per il conseguente peggioramento della qualità della vita personale e familiare. Tutelata, quest’ultima, dall’articolo 8 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali.

L’iniziativa è stata lanciata ieri a Napoli, in occasione dell’assemblea nazionale dei movimenti per l’acqua pubblica, su proposta di Alberto Lucarelli, docente di Diritto costituzionale alla Federico II. «Poiché viviamo nella illegalità dello Stato, il quale non rispetta le leggi, la Costituzione e l’esito referendario – ha detto il giurista – conviene si vada direttamente alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Il tradimento del referendum ha fatto sì che lo Stato non ponesse freni alle privatizzazioni e ciò ha determinato incrementi medi delle tariffe pari al 18%».

Nel corso dell’assemblea Alex Zanotelli, il comboniano di origini trentine che si è trasferito a Napoli da alcuni anni, dopo aver svolto l’attività di missionario in Africa, ha sollevato il caso di Acque del Sud spa: «E’ la grande società di adduzione con un capitale d 5 miliardi di euro, nata a seguito della conversione in legge del decreto legge 44/2023 su iniziativa del governo Meloni. Sostituisce l’Eipli(Ente per lo Sviluppo dell’Irrigazione e Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania ed Irpinia). Le azioni sono del ministero dell’Economia e delle Finanze, che le trasferirà fino al 30% a soggetti privati. E’ chiaro il disegno di privatizzare il settore della grande adduzione nel Mezzogiorno d’Italia. Un progetto che che va perfino oltre quello di Draghi, il quale voleva affidare la gestione dell’acqua al Sud alle multiservizi del nord: Hera, Acea, A2A».

L’acqua intanto in Italia, come in tante altre zone del mondo, rischia di divetare senpre più una risorsa limitata nei prossimi decenni a seguito dei cambiamenti climatici. Durante l’assemblea sono state proiettate diapositive relative allo stress idrico dei territori, che è il rapporto tra risorse idriche utilizzate e disponibili in una certa area. In Italia tale rapporto è particolarmente sfavorevole oggi nel delta del Po.