Pablo Iglesias dice che apprezza in modo particolare le metafore sportive, specialmente quelle calcistiche; le usa spesso in effetti. Il suo vocabolario da campagna elettorale è molto popolare, tanto più in tempi di Europei di calcio, e fa sicuramente breccia, al netto della sua simpatia che non è condivisa proprio da tutti. Qualche giorno fa Iglesias è ricorso nuovamente all’esempio calcistico a proposito della maturità del suo movimento; secondo il leader e candidato primo ministro, la sua formazione politica avrebbe raggiunto una nuova consapevolezza grazie a questi primi sei mesi in parlamento (per quanto in una situazione politica completamente bloccata): secondo Iglesias, Podemos avrebbe «tenuto la palla», un po’ come fa la nazionale spagnola, per rallentare il gioco e consentire di abbassare il ritmo della gara. Ora – quindi – si preparerebbe a colpire.

L’obiettivo a pochi giorni dal 26 giugno, il giorno delle elezioni, è molto chiaro per tutti gli attivisti e simpatizzanti (che ogni giorno organizzano eventi, biciclettate, dibattiti): il «sorpasso» sui socialisti del Psoe e il posizionamento di Unidos Podemos come seconda forza del paese. E quindi il «rush finale», gli «ultimi minuti» di campagna elettorale, vedono la consueta capillare attività: la campagna elettorale di Unidos Podemos è stata un esempio di utilizzo di metodi tradizionali, porta a porta, frutto di un’organizzazione molto seria e ragionata, uniti alle più moderne tecniche dei social media e del marketing politico, con tanto di slogan ufficiale ripetuto fino alla nausea, «la sonrisa de un pais». Questo armamentario, solo ieri a Madrid si contavano quattro o cinque iniziative, è stato concentrato soprattutto in quelle zone dove un pugno di voti possono determinare la vittoria di un deputato. Due giorni fa Iglesias era a Guadalajara dove il candidato per quella circoscrizione è Ariel Jerez, amico del leader di Podemos, argentino di nascita e professore di scienze politiche, nonché grande conoscitore e studioso dei «movimenti». Per la prima volta Iglesias – dopo incontri pubblici e apparizioni televisive – ha fatto il classico «bagno di folla», tipico dei candidati più tradizionali (Rajoy, ad esempio, ma anche Alberto Rivera di Ciudadanos che da ieri è ufficialmente tirato dentro al «Watergate» spagnolo), passeggiando per strada per convincere gli ultimi indecisi.

La circoscrizione di Guadalajara, nella regione di Castilla-La Mancha, alle scorse elezioni venne persa da Podemos solo per 800 voti. Pare che a pesare fosse stata la visita – due giorni prima del voto – di Rivera, che strappò così il seggio. Unidos Podemos ha studiato scientificamente i dati del voto del 20 dicembre scorso e sta agendo proprio in funzione di quell’esito, concentrandosi laddove pochi voti possono spostare importanti equilibri in termini di posizioni nel Congresso dei Deputati (350 membri) delle Cortes. Iglesias ha anche rilasciato un’intervista a 20minutos, nella quale l’argomento centrale è stato quello costante di questa campagna elettorale: il rapporto con i socialisti del Psoe e in particolare con il loro leader Sanchez, al quale ribadisce di voler lasciare la porta aperta. È una delle chiavi per risolvere l’eventuale e probabile stallo del post elezioni, che secondo i sondaggi prevede il Pp davanti a tutti, seppur indebolito, poi Unidos Podemos, Psoe e Ciudadanos. Su questo risultato, dato da quasi tutti i sondaggi commissionati in questi giorni, Pedro Sanchez è pronto a non scommettere: ieri in un’intervista al quotidiano conservatore El Mundo, ha ribadito che ci sono almeno 30% degli elettori spagnoli che si sarebbero dichiarati indecisi (come nelle scorse elezioni). Il problema per Sanchez è che probabilmente la maggioranza di questi indecisi potrebbe invece avere un’unica certezza: quella di identificare il partito socialista con il disastro economico e politico del paese, con le politiche di austerity che hanno portato la classe media spagnola sull’orlo della miseria, scaraventando tante persone per strada. E proprio dalla «puta calle», Iglesias prova a raggranellare i voti che potrebbero essere decisivi.