Ammettiamolo, ormai criticare certi ministri dell’attuale governo per le loro gaffe è un po’ come sparare sulla Croce Rossa. Come fai a trovare qualcosa che li ridicolizzi più di quello che già fanno con le loro stesse mani? Finora l’incauto campione della figuraccia era stato il ministro della cultura Gennaro Sangiuliano. Il primo autogol gli riuscì lo scorso anno ammettendo, alla premiazione dello Strega, che lui aveva votato il vincitore senza però leggere nessuno dei libri in cinquina. Il secondo, sempre autogol, lo ha segnato poche settimane fa dicendo che Times square si trova a Londra, invece che a New York, ma accidenti, mica è colpa sua, è colpa di questi anglosassoni che chiamano due piazze importanti con nomi che iniziano tutti e due con la T, Trafalgar e Times, e li mettono in due città che stanno una al di qua e una al di là dell’oceano, e speriamo che nessuno gli chieda quale oceano sia.
Nemmeno nel migliore dei suoi sogni, tuttavia, il ministro che tiene le redini della politica culturale del Belpaese avrebbe sperato di essere sorpassato a destra dalla collega Daniela Santanché, ministra del turismo che, presenziando pochi giorni fa alla cerimonia inaugurale degli Stati Generali del cinema a Siracusa, volendo citare gli importanti contributi dati dall’isola alla storia della settima arte ha detto: «Credo che nessuno possa dimenticare Il Gattopardo di Lucchini».

Chissà a chi pensava, l’imprenditrice di esclusivi bagni a mare in Toscana. Al regista Daniele Luchetti? All’attore francese Fabrice Luchini? Ha prodotto una crasi fra i due? Ammettendo pure che le sillabe dei cognomi abbiano prodotto un corto circuito fra pensiero e laringe, cosa che può capitare a tutti, soprattutto quando si pensa ad altro, tipo beghe giudiziarie e indagini in corso a proprio carico, siamo ben lontani dalle assonanze fra Lucchini e Visconti, il vero regista de Il Gattopardo. Quasi sicuramente l’ha tratta in inganno il nome del defunto regista, che era Luchino, quindi il suo pensiero deve aver corso troppo in fretta e, pensando a Luchino, si è dimenticata Visconti e le è uscito Lucchini.
A voler essere indulgenti, potremmo chiamarlo lapsus, quel meccanismo che ti fa dire una cosa quando ne pensi un’altra. Lapsus, in latino, è il participio passato del verbo labi che significa scivolare e nel nostro dizionario indica, appunto, uno scivolone, un errore involontario dovuto a distrazione, oppure, se si vuol dar retta a Freud, il lapsus è un moto dell’inconscio che svela il reale pensiero o le profonde intenzioni.

Se invece dobbiamo ascoltare la nostra proverbiale perfidia, non possiamo che pensare che la nostra ministra del turismo è così poco avvezza alla storia del cinema e al cinema che per lei Lucchini, Luchini e Luchino pari sono, più o meno come cantava il Duca di Mantova nel Rigoletto a proposito delle donne.
Già me la vedo la scena, lei che arriva a Siracusa, qualcuno le parla de Il Gattopardo di Luchino Visconti, lei vuole fare bella figura e onorare i suoi ospiti mostrando che se ne intende, ma il film forse lo ha visto tanti anni fa, o forse no, forse ne ha solo sentito parlare, forse ha scorso qualche scena al telegiornale, e comunque bisogna nominarlo questo Luchino di cui tutti parlano con tanta enfasi, qui a Siracusa, e così mentre afferra il microfono, proprio nel momento in cui vuole citare la tanto onorata pellicola, si ricorda il titolo, ma poi, al momento di nominare il regista, una domanda feroce la assale, tipo «Carneade, Carneade. Chi era costui?». E all’improvviso ecco il lampo di genio che sgombra le nubi. Lucchini.

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