Alla fine le porte della chiesa di Grumo Appula sono rimaste chiuse. Alle sei del mattino, il piazzale era deserto: non c’erano i cittadini, né i familiari del boss Rocco Sollecito. Dopo le tantissime polemiche suscitate dal manifesto funebre con il quale il parroco don Michele Delle Foglie aveva invitato i fedeli tutti a partecipare alla messa in suffragio del boss ucciso in Canada a maggio, la funzione religiosa era stata spostata dal questore ordinando che fosse svolta in forma strettamente privata. Nella tarda serata di lunedì era poi intervenuto l’arcivescovo di Bari, monsignor Francesco Cacucci, vietando la messa.

Il vescovo, attraverso una lettera ufficiale, ha infatti lanciato una sorta di ultimatum al prete: «Ti chiedo di non prendere iniziative simili per il futuro senza il mio consenso». Nella lettera lo stesso ha ricordato che il Questore di Bari ha «formalmente vietato, con provvedimento immediato, a me inviato, la pubblica celebrazione religiosa. Evidenzio il grave scandalo che questa tua decisione, presa peraltro in modo arbitrario e senza consultare l’ordinario diocesano, sta provocando». Infine il messaggio inequivocabile: «Sono certo che ti atterrai a quanto disposto».

Uno scandalo in piena regola, dunque. Aggravato dal fatto che don Michele Delle Foglie, parroco della chiesa Santa Maria dell’Assunta di Grumo Appula, continua a rivendicare come giusta la sua decisione. Si è trincerato in casa, affidando le sue impressioni prima ad una richiesta direttamente a Papa Francesco per essere da lui ricevuto per spiegare le sue ragioni. Poi, attraverso un comunicato diretto ai fedeli affisso nel pomeriggio di ieri all’ingresso della chiesa, ma con la data di lunedì in calce. «La famiglia Sollecito ha revocato la prenotazione della messa che, quindi, non si terrà alle 18:30 né si è tenuta stamattina alle sei, come stabilito dal Questore e da divieto dell’arcivescovo».

La polemica però, non è finita ed ha messo l’uno contro l’altro il sindaco di Grumo Appula e lo stesso vescovo di Bari, non solo sul tema religioso ma sconfinando anche in quello della gestione dei rifiuti. «Don Michele è incompatibile con il nostro territorio, lo abbiamo già detto anche al vescovo di Bari» ha dichiarato in un’intervista al tg regionale il sindaco Michele D’Atri.
Secondo il primo cittadino il prete sarebbe in pieno conflitto di interesse con la comunità, «perché l’amministrazione di Grumo insieme ad altre, e il Comitato Econostro, sta facendo una battaglia contro un grosso impianto di compostaggio che il fratello del parroco, noto imprenditore della zona, vuole far nascere sul nostro territorio portando una serie di problemi. Abbiamo interessato il presidente Emiliano: credo che ci siano seri profili di incompatibilità». Si tratta della società ‘Prometeo’ gestita dall’imprenditore Silvestro Delle Foglie che ha dichiarato che adirà le vie legali.

La rimozione del parroco «non compete al sindaco. Le norme disciplinari nei confronti di un parroco non devono venire dal sindaco ma dal vescovo. Non posso permettere che si confonda il ruolo del sindaco con quello del vescovo» ha però tuonato monsignor Cacucci. Insomma, una vera e propria ‘lotta per le investiture’ del nuovo millennio.