Situazioni come quella vista in questi giorni a Cona non devono più verificarsi. Per questo il Viminale ha già inviato una circolare ai prefetti invitandoli a decongestionare al più presto le situazioni maggiormente a rischio e a non inviare più profughi nei comuni che già li ospitano. E’ il primo punto dell’accordo raggiunto il 14 dicembre scorso dal ministro Marco Minniti con l’Anci, l’Associazione dei comuni italiani, per un nuovo piano nazionale per la distribuzione dei migranti sul territorio. Piano che ha uno dei sui punti forza in un modello di accoglienza più diffusa e ragionata rispetto a oggi, insieme una serie di incentivi economici per i comuni. Nella speranza di riuscire così a convincere anche quei sindaci – e sono la maggioranza – che finora hanno voltato le spalle alle ripetute richieste di aprire le porte ai richiedenti asilo.

Per questo nei giorni scorsi è partita una circolare con cui il responsabile del Dipartimento Immigrazione del ministero degli Interni, Mario Morcone, oltre a spiegare i dettagli del piano ha chiesto ai prefetti di non caricare ulteriormente le amministrazioni che già accolgono migranti, cominciando anzi a decongestionare le situazioni più pesanti.

Il dato dal quale il piano ha preso avvio è la constatazione amara di un fallimento: degli 8.000 comuni italiani, oggi solo 2.600 accolgono migranti e di questi appena 1.300 partecipano al sistema Sprar, il programma di protezione richiedenti asilo e rifugiati. Ed è solo tra questi 2.600 municipi che sono distribuiti i circa 180 mila migranti in prima accoglienza. Chiaro che in questo modo le situazioni di tensione e malessere per tutti – popolazioni locali e migranti – rischiano di essere all’ordine del giorno. Partendo dunque dalla necessità di rimettere mano a un sistema che da tempo mostra la corda, si è arrivati a stabilire un numero massimo di migranti che un comune accogliere in base alla sua popolazione: 2,5 ogni mille persone per i comuni con più di 2.000 abitanti, vale a dire che una cittadina con diecimila abitanti si troverebbe a gestire al massimo 25 richiedenti asilo. Cifra più che ragionevole e sufficiente a non creare particolari tensioni.

L’Anci ha chiesto però di tutelare maggiormente i piccoli comuni, quelli con meno di 2.000 abitanti e di stabilire percentuali diverse per le aree metropolitane. Due punti che costituiranno l’ordine del giorno di un nuovo incontro tra i rappresentanti dei sindaci e il ministero Minniti previsto per i prossimi giorni. La proposta avanzata dai sindaci, che sembra però trovare d’accordo anche il Viminale, è quella di non destinare più di tre, quattro migranti ai comuni più piccoli e fissare in 1,5 richiedenti asilo ogni mille abitanti la quota per le grandi città.

L’intenzione è quella di coinvolgere al massimo i primi cittadini, chiedendo di preparare loro stessi i progetti per l’accoglienza e l’integrazione senza dover più subire decisioni dall’alto. «Se un sindaco sa quanti migranti arriveranno nel suo territorio, dove alloggeranno e cosa faranno, può anche accettarli», spiega il primo cittadino di Prato Matteo Biffoni, responsabile Immigrazione per l’Anci. Tanto più che, in maniera volontaria, i migranti potranno essere utilizzati per lavori utili alla cittadinanza, come la pulizia dei giardini o l’assistenza agli anziani. «Lavori che non sostituiscono ma che andrebbero ad aggiungersi a quelli svolti dagli italiani, e senza alcun costo per le comunità», ci tiene a precisare il sindaco di Prato.

C’è infine il capitolo che riguarda gli incentivi economici. Proprio in questi giorni sono in distribuzione i fondi stanziati dal governo Renzi per i comuni che già accolgono richiedenti asilo: 500 euro a profugo per un totale di 100 milioni che i sindaci potranno utilizzare come vorranno e non vincolati a progetti legati all’accoglienza. I sindaci – e questo è un altro punto che verrà affrontato con Minniti, chiedono inoltre di poter infrangere il patto di stabilità e di assumere personale in più per i settori che si trovano maggiormente sotto pressione come, ad esempio, le anagrafi comunali, i servizi sociali e le polizie municipali. Ma anche che i 100 milioni stanziati da Renzi come una tantum, diventino un contributo strutturale, magari i destinando 0,50 euro al giorno per ogni migrante ospitato. Soldi da utilizzare naturalmente per tutti i cittadini.

Dopo la firma di dicembre, entro gennaio di arriverà alla definizione dei particolari sia con l’Anci con in sede di Conferenza Stato-Ragioni in modo da poter partire al più presto. «Certo, i tempi sono lunghi – conclude Biffoni – e si arriverà a regime non prima della fine dell’anno quando potremo finalmente tracciare un primo bilancio. Ma finalmente si è presa la strada giusta per evitare che in futuro si ripetano situazioni come quelle che stiamo vedendo in questi giorni».