Atene, alea iacta est. Il dado è tratto nella capitale greca dove si parla già di ricorso anticipato alle urne agli inizi del febbraio prossimo con Syriza sicuramente vincitore secondo tutti i sondaggi nazionali e internazionali. La decisione di Atene di anticipare il voto per il nuovo presidente della repubblica, tenendo conto che il governo di coalizione non ha la maggioranza necessaria per garantire la sua elezione, è una mossa di alto rischio, ma quasi obbligata per il premier Samaras. Una decisione che ha provocato ieri reazioni diverse sia ad Atene che nel resto d’Europa. C’è chi dice che finalmente è arrivato il momento per la vittoria di un governo delle sinistre, che metterà fine all’ austerity imposta dai creditori internazionali: e scatenerà un capovolgimento dei rapporti di forza in seno all’ Unione europea.

Alexis Tsipras
Alexis Tsipras

C’è però anche chi incute timore negli elettori, agitando lo spettro del «ritorno del rischio default » e di «una tempesta nella zona euro»: perché Alexis Tsipras «annulerà tutti gli accordi con la troika».

«Il 2014 non è il 2012 e quindi non passerà il terrorismo dei mercati», ha sottolineato ieri Tsipras, preannunciando la fine degli accordi con i creditori internazionali, grazie ad «un governo di salvezza nazionale sostenuto da Syriza». Per giustificare la sua decisione, Samaras ha detto che «bisogna chiarire il clima politico prima di fare qualsiasi altro passo per il risanamento dell’ economia». E ha attribuito la colpa all’opposizione perché «ha creato un clima d’instabilità politica» e alla troika (Fmi, Ue, Bce): perché mantiene un atteggiamento troppo duro nonostante i progressi sostanziali nelle finanze greche.

Bruxelles e Berlino per il momento a livello ufficiale dichiarano soltanto un «no comment», ma dietro le quinte insistono sulla linea dura. Inanzitutto perché hanno fretta di chiudere accordi precisi prima che l’avvento al potere della sinistra radicale di Syriza finisca per far annullare il memorandum e in secondo luogo perché le elezioni politiche in anticipo avrebbero costretto Atene ad abbassare la guardia sul fronte del rigore.

Il fatto è che i partners europei non si rendono conto che nessun accordo può essere firmato durante la campagna elettorale, ossia tra gli inizi del gennaio e il primo o l’otto febbraio: date in cui si svolgeranno le elezioni nel caso che il parlamento non riesca ad eleggere il nuovo presidente della repubblica.

La prima votazione per il candidato presidente della repubblica Stavros Dimas, ex commissario europeo e ministro nei governi di centro-destra, personalità stimata negli ambienti politici europei, si svolgerà il 17 dicembre, la seconda tra cinque giorni. E nel caso che nemmeno alla terza, programmata per il 29 dicembre, si ottengano i voti necessari per la sua elezione, il parlamento si scioglie e si va alle elezioni anticipate. Il parlamento che si formerà dopo le elezioni anticipate potrà eleggere il nuovo presidente con la semplice maggioranza di 151 voti su 300.

Antonis Samaras
Antonis Samaras

Per Samaras la decisione presa lunedi scorso era una scelta quasi obbligata. Isolato dalla maggioranza dei greci e con una forte opposizione, proveniente soprattutto dalla sinistra radicale – che chiede elezioni anticipate per mettere fine al memorandum -, con tutti i sondaggi che registrano il calo elettorale dei due partiti al potere, il governo di coalizione nell’ultimo mese ha trovato di fronte a sé anche l’intransigenza della troika (Fmi, Ue, Bce) la quale ha chiesto ulteriori misure di austerità.
Si vuole imporre non soltanto un prolungamento del memorandum di almeno tre mesi per motivi tecnici, come voleva Atene, bensì – ed è questa la cosa più importante – di nuovo tagli agli stipendi e alle pensioni, ulteriori imposte e licenziamenti per coprire un buco sul bilancio pari a 2,5 miliardi di euro.

Infatti, l’eurogruppo durante la sua riunione ha deciso di prolungare la validità del programma di risanamento dell’economia greca sino alla fine del prossimo febbraio, ma sta alla troika e al governo greco trovare un accordo per la ripresa delle trattative. Un’intesa sulle misure aggiuntive, finalizzate alla conclusione del controllo sull’attuazione del programma stesso.

Questa è infatti la condizione indispensabile per l’uscita del paese dal memorandum e per l’attuazione della linea di sostegno precauzionale (Eccl) finché la Grecia non sarà in grado di tornare sui mercati internazionali.
Una prospettiva quindi completamente opposta a quella promossa dal premier greco, che aveva già annunciato la fine dell’ austerity e l’ ingresso nei mercati come risposta alle accuse di Alexis Tsipras: il quale ha sostenuto che il memorandum ha provocato soltanto una crisi umanitaria.

Samaras inoltre mantiene una maggioranza parlamentare debole per approvare una nuova austerity e comunque non sufficiente per l’elezione del presidente della repubblica: appena 154 su 300 nel momento in cui, secondo la costituzione ellenica, ci vogliono almeno 180 voti nella terza votazione (200 nella prima e nella seconda) per l’ elezione del nuovo presidente della repubblica.

Con i conti che non tornano per il governo di coalizione, Tsipras fin dall’inizio si è detto assolutamente contrario a una qualsiasi tattica di consenso: indipendentemente dal nome del candidato presidente: perché in quel modo – sostiene – si continuerebbe e prolungare la politica di rigore.

Intanto, tra i 24 parlamentari indipendenti usciti da tutte le formazioni politiche durante gli ultimi anni, la maggioranza si è schierata contro l’elezione del presidente della repubblica dall’ attuale parlamento.

Tuttavia, Samaras spera che la personalitá di Stavros Dimas li indurrà a cambiare idea. Non sarà facile, ma intanto il dibattito è acceso e gli occhi di tutti sono puntati sulla Grecia.