Ieri su richiesta di Kiev si è riunito d’urgenza – a porte chiuse – il consiglio di sicurezza dell’Onu. Nei giorni scorsi Mosca ha accusato l’Ucraina di aver tentato operazioni «destabilizzanti» in Crimea. Petro Poroshenko – presidente ucraino – ha risposto che non è vero, ma per precauzione avrebbe allertato le truppe a tenersi pronte tanto al confine con la Crimea quanto con il Donbass, le regioni orientali in mano ai ribelli filorussi.

L’allerta è massima. Per quanto riguarda la Crimea va ricordato che i tentativi di sabotaggio ucraini (o indirettamente collegati a Kiev) non sono nuovi: a fine 2015 vennero sabotate le linee elettriche e la Crimea rimase al buio.

Torna l’Ucraina dunque e lo fa in un momento particolare, quasi a ricordare la propria importanza nell’ambito del mondo multipolare alla costante ricerca di nuove alleanze ed equilibri. E torna proprio mentre la Russia guadagna posizioni in Siria, tenendo il punto su Assad anche dopo il riavvicinamento con la Turchia. Erdogan è meno forte di quanto si pensi, Putin ha sfruttato l’occasione, ma rimangono le sanzioni dovute proprio al conflitto ucraino. E la forza di Putin, di nuovo vicino a un paese Nato, ha forse suggerito a Poroshenko di ricordare all’Alleanza i suoi progetti a est.

L’Ucraina rischia di precipitare di nuovonel baratro, in assenza di un seguito reale al già misero accordo di Minsk. Il rinascere delle tensioni, per quanto riguarda il lato russo, può essere motivato anche dalla prossima tornata elettorale della Duma (a settembre). Forse Putin pensa di guadagnare qualcosa ricordando l’impegno russo in Ucraina ai nazionalisti più accesi.

L’Alleanza atlantica dal canto suo ha espresso «preoccupazione per le crescenti tensioni tra Mosca e Kiev».

Al riguardo si è espresso un funzionario per il quale le recenti attività militari russe in Crimea «non sono utili». «Siamo anche profondamente preoccupati per il recente aumento delle violenze nell’Ucraina orientale e per l’aumento delle violazioni del cessare il fuoco lungo la linea di contatto, in particolare ad opera dei militanti appoggiati dai russi», ha aggiunto la stessa fonte, che ha poi chiesto a Mosca di «lavorare per favorire la calma e la de-escalation» ed esortato tutte le parti a tornare al tavolo negoziale per garantire un’intesa.

Silente, ma non è certo un evento clamoroso, l’Ue.