Le ultime vittime della guerra ucraina, hanno scosso tutta la comunità internazionale. Non si può ancora sostenere siano stati compiuti passaggi decisivi per la pace, o quanto meno per un cessate il fuoco che consenta il salvataggio dei civili nelle zone ancora sottoposte al fuoco incrociato dell’esercito di Kiev e dei ribelli, ma da un punto di visto tattico, qualcosa di sicuro è cambiato.

Se prima l’asse formato da Nato-Usa ed Europa si reggeva sull’assenso dei paesi europei alle sanzioni e in favore dell’isolamento della Russia, quando si è cominciato a parlare di invio di armi a Kiev, sono venute fuori, finalmente, differenze importanti tra i paesi della Vecchia Europa (per distinguerla dalla Nuova Europa, guidata dalla Polonia e decisamente favorevole ad un intervento più determinato dell’Alleanza atlantica) e Stati uniti. E per la prima volta dall’inizio della guerra, il pallino sembra essere nelle mani dei paesi europei. Il gioco delle alleanze potrebbe così scomporsi e ricomporsi: Nato e Usa accanto a Kiev, benché ieri Kerry – a Kiev, salvo poi volare in Germania – abbia frenato, rispetto all’invio di armi.

L’Alleanza atlantica ha aumentato la forza di intervento rapido da 13mila a 30mila uomini, come deterrente principale contro la Russia di Putin. Francia e Germania, invece, di fronte alla possibilità di mandare aiuti militari a Kiev, non sono certo diventati alleati di Putin (per quanto la storia commerciale tra i tre paesi sfoggi interessi comuni economici non da poco), ma hanno tratteggiato una chiara linea di demarcazione rispetto a Washington.

La Germania ha fatto sapere di considerare l’ipotesi di fornire armi all’Ucraina «il passo sbagliato». La dichiarazione è del ministro degli esteri Ursula von der Leyen, in una conferenza stampa dopo la ministeriale Nato, aggiungendo – a proposito della vista di Merkel e Hollande – che «ogni passo di negoziato è un passo nella giusta direzione». Un piccolo particolare a proposito della riunione Nato: ha scatenato il panico l’assenza del ministro greco. Che poi ha specificato, facendo tirare un sospiro di sollievo a molti, di non essere al meeting, perché non avrebbe ancora effettuato il giuramento da ministro.
Tornando all’Ucraina: Francia e Germania, non si sono espressi solo contro l’aiuto militare a Kiev, perché Hollande ha specificato che il suo paese è contrario all’ingresso dell’Ucraina nella Nato. Infine, dopo l’incontro di ieri a Kiev, Merkel e Hollande sono volati a Mosca.

A questo proposito sono importanti due considerazioni. Putin ha allertato per i prossimi due mesi i riservisti russi. La mossa è una risposta alla mobilitazione Nato, ma come hanno precisato gli esperti, citati in tutte le agenzie, ma omessi dai media che hanno rimbalzato la notizia, si tratta di una consuetudine, perché l’evento accade ogni anno.

L’argomento più rilevante di oggi dovrebbe prevedere la possibilità di inviare forze di peacekeeping Onu in Ucraina. Su questo pare ci sia già il consenso di Putin. E ieri anche i ribelli del Donbass si sono detti favorevoli, purché dopo una reale «cessate il fuoco». I caschi blu dell’Onu potrebbero costituire una soluzione al conflitto in corso, ma l’ipotesi pare non piacere a Poroshenko.

Questo perché la proposta di Hollande e Merkel, tesa «ad accontentare tutti», prevederebbe anche un «cessate il fuoco», con una demarcazione territoriale diversa rispetto ai precedenti accordi e in grado di garantire le attuali posizioni dei due eserciti. Pur con la volontà espressa da Germania e Francia di conservare la sovranità del paese sotto Kiev, questa decisione – almeno fino ad un accordo di pace completo – favorirebbe i ribelli, che ad ora sono in una posizione di vantaggio nel conflitto.

Alle proposte di Francia e Germania, ieri si è accodata anche l’Italia, nel consueto tentativo di tenersi in perfetto equilibrio tra due contendenti, senza inimicarsi nessuno.
In mattinata era stato il ministro degli esteri Gentiloni a esprimersi contro l’invio di armi: «Mandare armi all’Ucraina non è una soluzione che possa coinvolgere l’Ue o l’Italia» ha detto il ministro a Radio24, aggiungendo che quello che si sta facendo – a livello europeo – è cercare «di imporre ai separatisti di dismettere i loro atteggiamenti aggressivi» e chiedere alla Russia di «esercitare la sua influenza» sui separatisti, oltre a rassicurare i paesi della Nato sui pattugliamenti aerei ai quali partecipa anche l’Italia.

E infatti, ecco lo stile italiano: da un lato si appoggia Francia e Germania contro l’invio di armi paventato dalla Nato, dall’altro si specifica che il contingente italiano in Lituania, nell’ambito delle esercitazioni atlantiche, non è in discussioni. Riassume bene il ministro della Difesa Pinotti: «No all’invio di armi a Kiev, sì alla richiesta della Lituania di prolungare la missione di copertura aerea garantita da inizio gennaio dalla nostra aviazione con quattro caccia Eurofighter nell’ambito della air policing Nato nei paesi baltici».