Grotte, calette, insenature da sogno e scogliere: pronte all’invasione. Ambientalisti, amministratori, cittadini e associazioni «no oil» da tutta Italia oggi “abbracceranno” il Cretaccio, isolotto delle Tremiti. Una lunga catena umana, in acqua, davanti a San Domino e a San Nicola, le due principali isole dell’arcipelago delle Diomedee (Foggia) per opporsi alle piattaforme petrolifere offshore, decise a deturpare scenari di incomparabile bellezza.

L’iniziativa è dell’associazione Punto a Capo che raggruppa ristoratori, albergatori e operatori turistici delle Tremiti e dei «No triv» della Puglia. Vi hanno aderito anche diversi Comuni del Molise, dell’Abruzzo e della Puglia. C’è il patrocinio della Lega navale e del Wwf . «E non mancheranno – spiega Raffaele Vigilante, dei No triv della Puglia, uno dei promotori della manifestazione – rappresentanti delle Regioni Puglia, Molise, Basilicata e di varie province».

L’obiettivo è focalizzare l’attenzione «sul tema della tutela del mare e ribadire un no chiaro e deciso a nuove perforazioni dei fondali marini per la ricerca e l’estrazione di idrocarburi», previste e approvate a raffica dal governo Renzi. Riempite motonavi e traghetti e le corse speciali previste per l’occasione. A mezzogiorno tutti sulla banchina del porticciolo di San Domino, dunque, per poi raggiungere il Cretaccio e disporvisi attorno. La protesta arriva dopo quelle di Peschici, Vieste, Manfredonia, Lanciano nel maggio scorso e Termoli del 2011: quest’ultima vide in prima linea anche un testimonial d’eccezione, Lucio Dalla, schierato in difesa dell’Adriatico.

«Questa – afferma il sindaco di Termoli, Angelo Sbrocca – è una delle zone più pulite e incontaminate. È dunque un bene da tutelare da ogni tipo di abuso. L’appello è per tutti: bisogna aver cura del mare, del nostro mare, della fauna e dell’ecosistema che ha un equilibrio particolarmente fragile». «Abbiamo ricevuto una valanga di adesioni – riprende Vigilante, ex forzista -: occorre battersi per la salvaguardia di luoghi unici. Bisogna fare pressione affinché il governo apra, su queste questioni, un tavolo nazionale di trattative. Dobbiamo premere per il ripensamento e la modifica degli articoli 35 e 38 dello Sblocca Italia, che agevolano le multinazionali del greggio e tolgono potere alle Regioni».

Sono diverse le aziende intenzionate a mettere gli artigli sulle acque cristalline di queste isole. «Nel 2012 – ricorda Vigilante -, nonostante i pareri favorevoli dei ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico, abbiamo “cacciato”, ricorso dopo ricorso, la Petroceltic Elsa, che aveva in progetto di sondare ed estrarre in area parco».

C’è la questione ambientale. C’è quella della salute. E c’è pure quella economica. «Nel solo Gargano – spiega Vigilante – lavorano 27 mila operatori turistici e 4-5 mila famiglie tirano avanti con la pesca. Sono attività che verrebbero condotte lentamente e inesorabilmente al collasso e alla morte. Del resto ricordiamo che la Basilicata ha il suolo più trivellato di tutta la penisola ed è una delle realtà più povere del Paese, con un reddito pro capite misero. Dobbiamo opporci, dunque, a una logica di sviluppo che non tiene conto delle vere ricchezze dei territori, imponendo decisioni dall’alto che portano solo ingenti profitti nelle tasche delle grandi imprese».

La contestazione e la mobilitazione contro il proliferare di impianti petroliferi, nel centro-sud, si sta intanto allargando… a macchia d’olio, è il caso di sottolinearlo. E’ appena stato costituito, infatti, il coordinamento “Trivelle zero Molise”. “Oggi i 2/3 del Molise sono interessati da richieste o concessioni di estrazione e ricerca di idrocarburi, e lo stesso vale per quasi tutto l’Adriatico: la sola concessione di prospezione alla Spectrum Geo, che va dall’Emilia Romagna al Gargano, ricopre oltre un milione di ettari di mare – fanno presente i componenti del sodalizio -. Il petrolio del nostro mare è pessimo, e viene tirato fuori a prezzo di rischi ambientali elevati, tanto più alti quanto più bassa è la qualità del prodotto estratto. Nessun beneficio per le comunità locali. La tassazione per le compagnie è ridicola e le prime 50.000 tonnellate di greggio per ogni pozzo, ogni anno, vengono regalate ai petrolieri!”