Scene di giubilo per le vie di Tehran nella notte di ieri. Giovani in festa a bordo di moto e automobili hanno sfilato lungo via Valiasr per celebrare il raggiunto accordo sul nucleare di martedì a Vienna. Gli iraniani hanno vissuto l’annuncio di ieri, e prima ancora l’elezione di Rohani e la firma degli accordi preliminari con europei, Russia, Cina e Usa, come la fine dell’isolamento internazionale e una possibile rivincita (non scontata) dei movimenti repressi durante la presidenza Ahmadinejad. Anche la Guida suprema Ali Khamenei ha «lodato lo sforzo compiuto dal team dei negoziatori» dopo aver messo dei chiari paletti prima dell’avvio della fase più delicata dei colloqui di Vienna. Questa volta il carismatico ministro degli Esteri iraniano, Javad Zarif, (la scrittrice iraniana Goli Emami lo ha paragonato a un novello Romeo per i suoi discorsi, annunci e festeggiamenti dal balcone dell’Hotel Coburg di Vienna) di rientro in Iran, insieme alla delegazione iraniana, ha fatto tappa al santuario di Imam Reza a Mashad: un devoto ringraziamento per la realizzazione di un sogno che aveva fin qui trovato seri ostacoli. Per Zarif si apre ora una fase «commerciale» del programma nucleare «di attività scientifiche ed economiche».

Il governo tecnocrate punta all’uso «industriale» della tecnologia nucleare. Secondo quanto stabilito a Vienna, nei prossimi mesi Tehran, con la revoca delle sanzioni, potrebbe accedere a 29 miliardi di dollari (150 in un anno): il valore degli asset congelati all’estero, come confermato dalla Banca centrale di Tehran.

Le autorità iraniane hanno anche annunciato l’intenzione di aumentare l’export di petrolio di 500 mila barili al giorno subito dopo la revoca delle sanzioni internazionali. Lo ha confermato il ministro del Petrolio, Bijan Namdar Zanganeh. L’export di greggio di Tehran potrebbe arrivare così a quota 2,5 milioni di barili al giorno.

L’accordo sul programma nucleare iraniano ha già avuto effetti sul prezzo del petrolio sceso a 55 dollari al barile. Questo avrà conseguenze positive sul mercato energetico europeo, come sottolineato ieri dal commissario per l’Energia, Miguel Arias Canete. «L’Europa è uno dei beneficiari maggiori di questo accordo», ha chiosato l’Alto rappresentante per la politica Estera, Federica Mogherini. E anche per gli imprenditori italiani che negli ultimi anni hanno abbandonato Tehran si aprono le porte degli investimenti. Nonostante l’Italia abbia da decenni una presenza radicata nel paese e negli anni Novanta e fino al duemila fosse il primo partner commerciale europeo di Tehran con la Germania, con i governi Berlusconi le relazionitra i due paesi si erano gravemente incrinate fino all’esclusione dell’Italia dai negoziati per il nucleare.

Ma i primi ad avvantaggiarsi del nuovo corso economico saranno di sicuro i francesi. Il ministro degli Esteri, Laurent Fabius, che non ha fatto sconti a Tehran durante i negoziati, ha già annunciato una sua imminente visita in Iran. Le imprese già francesi hanno firmato contratti per il rinnovo degli aeroporti di Tehran e Mashad.

Il presidente iraniano Rohani ha ricordato ieri che grazie all’accordo di Vienna, «l’Iran non sarà più definito come una minaccia». Eppure ci ha pensato il vice presidente Usa, Joe Biden, a smorzare gli entusiasmi, assicurando che l’accordo sul nucleare iraniano non elimina la necessità di uno scudo di difesa missilistica. Mentre ci ha pensato Obama a difendere l’intesa. «Non c’erano alternative», ha spiegato per placare il nervosismo dei repubblicani.

Serghei Lavrov, ministro degli Esteri russo (incassando il riconoscimento di Obama per aver facilitato i colloqui) aveva dichiarato che dopo l’accordo, la Russia si aspetta che gli Usa rinuncino a creare in Europa uno scudo di difesa missilistica. Anche il premier israeliano Benjamin Netanyahu è tornato a criticare l’intesa. In particolare i 24 giorni di preavviso che gli ispettori Aiea dovrebbero attendere per ogni richiesta di accesso ai siti iraniani. In realtà l’intesa di Ginevra stabilisce un rafforzato ricorso a ispezioni a sorpresa anche nei siti militari e un meccanismo di ripristino delle sanzioni in caso Tehran violi gli obblighi dell’accordo.