E lo sputtanamento che cos’è? È anche dire «candido un leghista», poi ribadire «sarà il mio braccio destro, Edoardo Rixi» e alla fine aggirare anche il pressing di chi voleva lui, Matteo Salvini, in corsa per diventare governatur della Liguria: «Grazie, però no, perché io qui ci vengo in vacanza e solo quando posso, mentre invece è giusto presentare un ligure, come un veneto in Veneto, un lombardo in Lombardia o un pugliese in Puglia». Poi «pazienza» se Lega e Forza Italia candidano Giovanni Toti, un toscano trapiantato a Milano, un Luciano Bianciardi tutto al contrario (non ce ne voglia l’autore della Vita Agra). Uno che con la Liguria ci azzecca poco o nulla: origini familiari, una casa a Bocca di Magra e stop.

Pazienza se, alla prima uscita televisiva, il telegiornalista Toti scivola sulla geografia e sostiene: «Novi Ligure? È in Liguria». E’ in provincia di Alessandria e il governatore Claudio Burlando non si lascia scappare l’occasione, imperdibile per lui e per la sua candidata preferita, Raffaella Paita. Twitta il presidente: «Volevano deburlanizzare la Liguria e si sono fatti desalvinizzare da uno che non sa che Novi Ligure è in Piemonte». Poi su Facebook il governatore in carica ci ha preso gusto, ha rincarato la dose e ha aggiunto: «Onorevole? Ma mi faccia il piacere!».
E lo sputtanamento che cos’è? «È una canzone di Cochi e Renato», dice Matteo Salvini, che abbozza la battuta. Provi a essere serio. «Via Toti, ma che dici? Lo sanno tutti che Novi Ligure è in Piemonte, non fosse altro per la cioccolata e la Nutella». La Nutella la fanno ancora e soprattutto nella zona di Alba, è tutta un’altra cosa, a Novi la cioccolata più famosa porta il nome della città. «E io che ho detto? Vabbè, comunque ci sono andato per appoggiare la campagna elettorale del nostro candidato sindaco. Però può succedere, sarà un ottimo candidato. Vinceremo».
Salvini, provi a essere più serio: la base, i leghisti da Ventimiglia a Sarzana, sono infuriati per il diktat berlusconiano; lei si è rimangiato almeno un paio di annunci ufficiali e la candidatura di un suo fedelissimo. Ecco, questo potrebbe sembrare vergognoso. Replica il segretario federale: «Invece no, vogliamo battere il burlandismo, da soli non potevamo farlo, abbiamo fatto un passo indietro e trovato un accordo con Forza Italia: in Liguria il candidato lo devono esprimere loro, in Veneto lo abbiamo fatto noi, è andata così».

È il manuale della spartizione, fa incazzare il suo elettorato, fa perdere consensi al locomotore Salvini. Lui minimizza: «Non credo, sono certo che i nostri sanno benissimo il significato di questo voto. Ammetto, la base è incazzata, leggo anche io i social network, tornerò venerdì in Liguria e parlerò con tutti i segretari dei circoli e con la nostra gente. Il dialogo fa bene, fa bene anche la protesta interna, ci farà crescere».
Sarà, almeno qualcosa avrà da dire al suo amico Rixi: «Gli ho detto che può farsi tre giorni di vacanza per Pasqua, se restava il candidato alla presidenza non ce l’avrebbe fatta. Io, per esempio, devo rinunciare al mio fine settimana lungo, già programmato, ovviamente in Liguria. Rixi ha capito, i leghisti capiranno e con Toti vinceremo». Con quella faccia un po’ così. Sigla, sipario.