A palazzo Chigi, Guelfo Guelfi – sett’antanni, amico di Matteo Renzi e suo consulente per la comunicazione al tempo della campagna elettorale per Firenze, poi consulente anche di Enrico Rossi – c’è stato all’inizio dell’anno e l’ha raccontato su Facebook. «Uscendo nel corridoio Luca (immaginiamo Lotti, ndr) mi parlava tenendomi una mano sulla spalla quando abbiamo incrociato il ministro Lupi il quale da lontano ha esclamato: “se lei procede con quella mano intorno significa che è una persona importante”. Mi ha sorriso e poi porgendomi la mano ha pronunciato il suo nome. L’ho stretta “Guelfo Guelfi, piacere” di Lotta Continua».

La prima traccia di Guelfi negli archivi è in effetti di un quarto di secolo fa, quando testimoniò per la difesa di Adriano Sofri al processo Calabresi. Guelfi era con il capo di Lc a Pisa, nel giorno del comizio attorno al quale ruotano le accuse del «pentito» Marino; tornava in Toscana da Gela, dove dopo una occupazione era finito anche in carcere con Vincenzo Gallo, il Vincino del Foglio che ha ricostruito l’episodio qualche anno fa. Non è in quota Lotta Continua che Guelfi è stato indicato nel cda Rai, e prima direttore creativo di Florence Multimedia, società creata da Renzi presidente della provincia. «Renzi è l’uomo del presente e del futuro» ha spiegato il neo consigliere Rai al Tirreno, all’apparire del rottamatore sul palcoscenico della politica nazionale. «Spero di aiutare la Rai a divenire più prossima, più trasparente, più tecnologica e più giovane», ha detto ieri.

Più giovane è Rita Borioni, la cui firma apre ancora l’homepage della rivista della corrente di Matteo Orfini Left Wing. Storica dell’arte e collaboratrice della commissione cultura del senato per i Ds, Borioni – con il fratello Paolo, storico del socialismo europeo – ha seguito la traiettoria di Orfini da D’Alema (si è occupata di beni culturali per Italianieuropei) a Bersani a Cuperlo a Renzi.
Franco Siddi è stato invece per tredici anni – presidente e segretario – l’uomo del sindacato unico dei giornalisti, fino allo scorso febbraio quando ha lasciato incalzato dalle critiche per l’ultimo contratto nazionale firmato con la Federazione degli editori, l’accordo in cui era contenuto il contestato «equo compenso» da tre euro l’ora per i giornalisti precari.
Giornalista è anche Paolo Messa, editore e direttore di Formiche, portavoce di Marco Follini al tempo in cui il politico dell’Udc era vicepresidente del Consiglio (con Berlusconi premier). Messa è un collezionista di incarichi, da pochi mesi è stato nominato direttore del Centro studi americani e per accettare – ha spiegato al sito Dagospia – ha dovuto lasciare una precedente consulenza per la società del ministero dell’economia «Investimenti immobiliari italiani» (guidata dall’ex moglie di Follini). In precedenza era stato consulente del ministro dell’ambiente Corrado Clini e da Clini nominato nel consiglio di amministrazione del Consorzio nazionale degli imballaggi (incarico che scadrà nel 2017), mandato lì a rappresentare i «consumatori». Clini, com’è noto, si sta difendendo in un processo a Roma dall’accusa di corruzione nel progetto New Eden in Iraq.

Giornalisti sono anche i due consiglieri in quota centrodestra. Il primo è un antico vicedirettore di Montanelli (al tempo della Voce), Giancarlo Mazzucca, che è stato poi figura in vista della destra bolognese da direttore del Resto del Carlino. Deputato berlusconiano per una sola legislatura, non ricandidato forse perché aveva dato segnali di scarsa ortodossia berlusconiana, ha poi recuperato in corsa e dovrà a questo punto lasciare la direzione del Giorno, alla quale era tornato nel 2013. Il suo nome è girato più volte in occasione di tornate elettorali amministrative o regionali, a Bologna e in Emilia, nel 2010 si era anche candidato ufficialmente per Forza Italia contro vasco Errani, ma aveva poi passato la mano.
Ha invece lanciato una lista tutta sua alle ultime regionali Arturo Diaconale, la lista Vittime della giustizia e del fisco, annunciata sul Corriere della sera alla vigilia delle elezioni come l’arma segreta di Berlusconi per ribaltare i pronostici. Direttore de L’Opinione e giornalista televisivo per la Rai, Diaconale si era candidato nel 1996 per il Polo della libertà al senato ma non era stato eletto. Ed è finito a guidare il parco nazionale del Gran Sasso e dei monti della Laga, nominato dalla ministra del centrodestra Stefania Prestigiacomo in quanto nativo di Teramo. Le «Vittime» di Diaconale sono alla fine scese in campo soltanto nelle elezioni regionali della Campania, a sostegno di Stefano Caldoro, che ha perso. La lista ha preso lo 0,26%.