Balza nuovamente agli onori delle cronache il 14 dicembre 2010, giorno celebre nella città di Roma per la grande manifestazione contro l’allora vacillante governo Berlusconi, sfociata nel pomeriggio in duri scontri tra una parte dei manifestanti e le forze dell’ordine che si protrassero per diverse ore. Ieri il pm della Procura della Repubblica di Roma, Luca Tescaroli ha chiesto condanne che vanno da 4 mesi fino a 3 anni e 8 mesi per ben 26 imputati accusati di resistenza aggravata, violenza e danneggiamento. Una “linea dura” che gli imputati respingono al mittente, accusando la magistratura di essere «sempre in prima linea nel colpire il dissenso politico nel paese», in un comunicato che non risparmia neanche l’attuale maggioranza del Campidoglio, che si conferma unica parte civile nel procedimento, come voluto all’epoca dal sindaco Gianni Alemanno.

Sembra che la Procura della Repubblica di Roma abbia fatto proprio il modus operandi dei colleghi torinesi, che recentemente hanno comminato condanne pesantissime nel primo grado di giudizio per i fatti accaduti in Val Susa lo scorso 3 luglio 2011. I capi d’imputazione del danneggiamento e della resistenza (aggravata dal numero di persone che si suppone concorrevano al reato) sono gli stessi. «Per la prima volta nella giurisprudenza del Tribunale di Roma, la Procura della Repubblica calca la mano per fatti che, fino ad oggi, sono stati trattati con un atteggiamento ugualmente punitivo ma più equilibrato – dice Marco Lucentini, avvocato di alcuni degli imputati -. Il fatto che siano state chieste pene così pesanti significa che i pm romani hanno deciso di mutuare da Torino un’indicazione che sta mano a mano assumendo un carattere di valenza generale». La prossima udienza, prevista per il 26 marzo, darà un quadro più chiaro.