Il “genocidio” in corso a Gaza Lula lo aveva denunciato fin dallo scorso ottobre. E in America latina, dal venezuelano Maduro al colombiano Petro, non era stato nemmeno l’unico a farlo. Ma è dall’Etiopia, dove ha preso parte al 37.mo vertice dell’Unione Africana, che il presidente del Brasile – sempre più deciso ad accreditarsi come il leader del Sud globale – ha lanciato il suo attacco più duro al governo Netanyahu, paragonando la guerra scatenata da Israele contro il popolo palestinese all’Olocausto nazista.

«Quello che sta succedendo nella Striscia di Gaza è un genocidio. Non è una guerra tra due eserciti, ma un’aggressione a donne e bambini da parte di un esercito altamente preparato», ha dichiarato Lula in conferenza stampa, rispondendo a una domanda sulla decisione del suo governo di inviare nuovi fondi alla Unrwa, l’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi. E poi la bordata più violenta: «Quanto sta accadendo con il popolo palestinese non si è verificato in nessun altro momento storico. No, in effetti si è verificato: quando Hitler ha deciso di uccidere gli ebrei».

Se voleva scatenare un terremoto, Lula ci è riuscito alla perfezione. Il ministro degli esteri israeliano Israel Katz ha convocato l’ambasciatore brasiliano Frederico Meyer allo Yad Vashem, il memoriale della Shoah a Gerusalemme, e lo ha strigliato furiosamente e pubblicamente parlando di «un grave attacco antisemita che profana la memoria di chi è morto durante Olocausto» e assicurando che Israele «non dimenticherà né perdonerà». «A nome mio e dei cittadini israeliani – ha aggiunto – dite al presidente Lula che è persona non grata in Israele finché non cambierà posizione». Brasilia ha prontamente richiamato in patria l’ambasciatore Meyer «per consultazioni». Non c’è ancora la rottura delle relazioni diplomatiche, ha assicurato l’ambasciatore israeliano in Brasile Daniel Zohar Zonshine, ma «la corda è assai tesa». Perché – come aveva già tuonato Netanyahu su X – paragonando la «giusta lotta» di Israele al nazismo, Lula avrebbe «superato una linea rossa».

Di segno opposto il commento di Hamas, secondo cui la dichiarazione del presidente brasiliano descrive con precisione «ciò a cui il nostro popolo è esposto», rivelando «l’enormità del crimine sionista commesso con l’aperto sostegno dell’amministrazione Biden». E applausi convinti sono venuti sia dalla Federazione araba palestinese del Brasile, che ha definito la reazione israeliana «un onore per la biografia di Lula”, sia dai rabbini ortodossi del gruppo Torah Judaism, convinti che Netanyahu sia persino «peggio dei nazisti».

Le dichiarazioni del presidente, tuttavia, hanno avuto pesanti ripercussioni anche in Brasile. Messa spalle al muro dalle indagini sugli atti golpisti dell’8 gennaio 2023, l’estrema destra ha colto infatti la palla al balzo per attaccare il presidente, annunciando la presentazione di una richiesta di impeachment con l’accusa di aver esposto il paese al rischio di una guerra. Non si è fatto cogliere impreparato neanche l’avvocato di Bolsonaro, Fabio Wajngarten, che proprio mentre il suo assistito teme di finire in galera da un momento all’altro ha promesso di scatenare contro Lula la potente bancada evangelica.