Nella Semper Fidelis Exeter, città del Devonshire cara agli inglesi per antiche vicende belliche, l’Italia rischiava l’osso del collo. Una sconfitta contro la Romania sarebbe costata carissima per il morale della squadra: si sarebbe trovata a competere per qualificarsi al prossimo mondiale e sarebbe oltremodo arretrata nel ranking mondiale. Il terzo posto nel girone andava dunque difeso a ogni costo.

Il piccolo Sandy Park, con i suoi 12 mila spettatori, home ground dei Chiefs, sembrava il posto ideale per un agguato dei lupi rumeni che già avevano sbranato il Canada nei minuti finali del loro ultimo match, risalendo da 0-15 a 17-15.

D’altra parte l’Italia non aveva una buona tradizione nelle sfide al mondiale con le squadre nettamente sfavorite. Quattro anni fa, a Nelson, gli azzurri giocarono le loro peggiori partite con Stati Uniti e Russia. E nel 2007, in Francia, fu addirittura il Portogallo a crearci qualche problema. Quanto ai rumeni, erano underdogs ispidi e rognosi, pronti ad azzannare alla gola. Si sapeva che avrebbero impostato il match sullo scontro fisico, sulla forza del pack, sul corpo a corpo, non potendo contare su un reparto di trequarti all’altezza del compito.

Le tre mete segnate dagli azzurri nel primo tempo (Sarto al 10’, Gori al 23’ e Allan al 38’) e qualche buon sprazzo di gioco sembravano dunque aver instradato la partita nel giusto verso.

L’Italia andava al riposo con 19 punti di vantaggio (22-3) e dopo un inizio un po’ incerto aveva preso il comando anche nelle mischie. In un altro paio di occasioni (Manici e Gori) era andato un passo da altre segnature e la cabina di regia funzionava a dovere. Tommaso Allan era preciso dalla piazzola e Edoardo Gori era in giornata di grazia. L’uscita di Campagnaro, infortunato e sostituito da Bacchin, non pareva pregiudicare il cammino della squadra.

La quarta meta degli azzurri, dopo il rientro in campo, la segnava Alessandro Zanni dopo una mischia nei 5 metri rumeni. Allan trasformava ancora e si andava sul 29-3.

Il vantaggio era tale da consentire all’Italia di giocare sul velluto, a condizione però di non abbassare la guardia. Brunel decideva di sostituire l’intera prima linea ed entravano Giazzon, De Marchi e Chistolini. Un cambio che abbassava il livello del nostro pack. Altre sostituzioni complicavano ancor più le cose: Palazzani per McLean, Vunisa per Favaro, Canna per Gori.

E la Romania si rifaceva sotto: al 65’ meta dell’ala Apostol (29-10). Replica di Allan dalla piazzola (32-10). Ma erano gli avanti rumeni a mettere pressione sugli azzurri e al 74’ arrivava la meta di Poparlan (32-17). Quattro minuti più tardi (79’) ancora una meta di Apostol trasformata da Vlaicu fissava il punteggio sul 32-22.

Nell’arco di un quarto d’ora i rumeni avevano realizzato un parziale di 19-3. Non sufficiente per fare il colpaccio ma abbastanza da mettere paura agli azzurri e mettere in evidenza le carenze della nostra panchina. E ancora una volta, con Parisse, Ghiraldini e Bergamasco fuori, si è sentita la mancanza di una forte leadership in campo.

Irlanda-Francia 24-9

A Cardiff nel tardo pomeriggio è andato in scena uno degli scontri più attesi di questa prima fase della coppa del mondo. Francia e Irlanda, entrambe già qualificate, si giocavano il primo posto nel girone. La perdente avrebbe trovato gli All Blacks nei quarti di finale.

E’ stata una partita furente, durissima.

L’Irlanda ha avuto la meglio per 24-9 grazie alle mete di Rob Kearney e Conor Murray, entrambe segnate nel secondo tempo. E’ una vittoria che ha però pagato a caro prezzo: ben tre dei suoi giocatori più importanti, il capitano Paul O’Connell, l’apertura Jonathan Sexton e il terza linea Peter O’Mahony hanno lasciato il campo per seri infortuni.

La prima fase del torneo si è conclusa.

Il tabellone dei quarti di finale, che si disputeranno il prossimo weekend è così definito:

sabato 17 si giocano Sudafrica-Galles e Nuova Zelanda-Francia

domenica 18 tocca a Argentina-Irlanda e a Australia-Scozia.