«Siamo tutti un po’ Pilato». Monsignor Pietro Sigurani è l’unico che non rinnega nulla dei rapporti tra l’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento e di San Trifone, di cui è stato alla guida fin dagli anni ’90, e le cooperative “bianche” e “rosse” citate più volte nell’inchiesta su Mafia capitale. «Non conosco Buzzi e non so chi sia Carminati» mentre Tiziano Zuccolo «è un mio uomo di fiducia», dice Sigurani, che si è guadagnato l’appellativo di «imam cattolico» per la sua vita spesa con gli immigrati.

Tiziano Zuccolo, che non è indagato, «è dipendente della società La Cascina e responsabile dell’Arciconfraternita del Ss Sacramento e del Trifone, una delle cooperative capitoline maggiormente attive ed influenti nel settore del sociale», come scrive il Gip di Roma nell’ordinanza di arresto del “rosso” Salvatore Buzzi e del “nero” Massimo Carminati. Il nome di Zuccolo compare spesso nell’inchiesta sul «Mondo di mezzo». Per esempio, il 15 novembre 2012, scrivono gli inquirenti, Zuccolo «chiamava Buzzi e gli diceva di aver incontrato Luca Gramazio». L’uomo di fiducia di mons. Sigurani e il presidente della “Coop. 29 giugno” discutono di come «risolvere la questione dei finanziamenti per i minori ed i campi nomadi».

Il che di per sé non è un reato, tanto che, appunto, Zuccolo non è indagato. Però questa e altre conversazioni che vengono intercettate, secondo la procura, consentono «di acclarare ulteriormente l’esistenza di un accordo» tra Buzzi e Zuccolo «in ossequio del quale i richiedenti asilo e rifugiati assegnati dall’Anci al comune di Roma andavano divisi “al 50%”», costituendo di fatto «un vero e proprio “cartello d’interessi” tra le cooperative riconducibili a Buzzi e a Zuccolo» che «rendeva di fatto molto più complesse analoghe possibilità d’impresa ad altre cooperative od associazioni presenti nello specifico settore».

Qualche giorno fa il Vicariato di Roma, in una nota, ha comunicato di essere «del tutto estraneo» alle attività della cooperativa “Domus caritatis” e del Consorzio “Casa della solidarietà”, le quali «non sono “riconducibili all’Ente ecclesiastico Arciconfraternita del Ss Sacramento e di San Trifone», di cui peraltro «è in corso la procedura di estinzione». Procedura che, spiega il Vicariato, è stata decisa in seguito ai vari controlli disposti dalla stessa Diocesi che hanno rivelato tra l’altro una serie di «attività che contravvengono alle norme di legge».

Per Mons. Sigurani, intervenuto ai microfoni di Radio 1 Rai, si tratta di «un comunicato pilatesco che non dice la verità. Perché ognuno cerca di salvare se stesso, ma il cristianesimo è un’altra cosa. La verità è che noi portavamo due volte l’anno i bilanci al Vicariato e una volta l’anno veniva la Guardia di Finanza. L’Arciconfraternita prima, poi la Domus Caritatis, per i prezzi che fa e per servizi che fa, era diventata un ostacolo e quindi tutti l’attaccavano e mi è stato raccontato che questo 50% era per l’accoglienza dei siriani. Buzzi si è preso tutto lui e noi glielo abbiamo ben volentieri lasciato. Noi ad un certo momento non abbiamo voluto lavorare con questi. La verità è che la Confraternita è stata molto osteggiata nella sua attività. Molto all’interno del Vicariato stesso».