Non si è aperta alcuna nuova autostrada marittima per scafisti dall’Egitto all’Italia e le ricostruzioni che parlano di un nuovo Gheddafi chiamato Al Sisi che usa i profughi come rappresaglia diplomatica sono, al momento, illazioni. È vero invece che negli ultimi due giorni, da giovedì, sono sbarcati sulle coste siciliane oltre mille migranti, in gran parte partiti dalla Libia ma due pescherecci sono arrivati al porto di Augusta dopo giorni di traversata dall’Egitto, con a bordo molti minori egiziani non accompagnati.

L’Egitto come base di partenza di una parte residuale del flusso di migranti verso l’Italia non è una novità, spiegano dall’Unhcr e dall’Oim.«Tendenzialmente dall’Egitto arriva il 10-15% del totale dei migranti – dice Flavio Di Giacomo, responsabile per l’ufficio di Roma dell’Organizzazione mondiale delle migrazioni – e al momento c’è un incremento stagionale, cioè invernale, di dieci volte, ma potrebbe essere dovuto semplicemente al bel tempo e al mare calmo del mese di marzo, oppure può dipendere da una contingente difficoltà della guardia costiera egiziana di controllare il traffico che quasi sempre parte dai dintorni del porto di Alessandria, non lo sappiamo, e comunque sono numeri ancora troppo piccoli in termini assoluti ed è troppo presto per capire cosa succederà quest’estate».

L’anno scorso nessuno aveva previsto che oltre un milione di profughi si sarebbero riversato sulla Grecia.

Ma su un dato non esiste possibilità di dubbio: non c’è alcun travaso dalla rotta balcanica alla rotta del Mediterraneo centrale, quella che ha come destinazione le coste meridionali italiane. C’erano solo due siriani raccolti insieme ad altri 340 migranti ieri sulla nave Peluso e portati al porto commerciale di Augusta. E prima di loro solo altri 26 della stessa nazionalità sono arrivati in Italia dall’inizio dell’anno.

La traversata dall’Egitto è lunga, s’impiega almeno una settimana di navigazione. Inoltre l’Egitto non va bene come paese di transito perché è richiesto non solo il passaporto ma anche il visto, e per chi fugge da Aleppo o dai campi profughi a ridosso della frontiera turca o giordana è quasi impossibile procurarsene uno. Infatti i circa 42.323 mila siriani (dato Unhcr) arrivati da noi due anni fa percorrevano una strada più tortuosa, in aereo e poi in camion fino alla Libia, una strada molto costosa che solo una prima ondata di profughi, i primi a scappare, i più ricchi, era in grado di sostenere.

È vero poi che in Grecia dal 20 marzo, quando è scattato l’accordo Ue-Turchia, il flusso migratorio è calato del 90 per cento. Lo certifica l’agenzia europea per il controllo delle frontiere Frontex: ad aprile solo 2.700 arrivi – ancora in maggioranza da Siria, Pakistan, Afghanistan e Iraq – alla spicciolata, 20-30 persone al giorno contro i 2-3 mila al giorno di prima dell’accordo. Ieri a Chios e Kos ne sono sbarcati 118, ma non significa che il trend si sia invertito. In Grecia restano intrappolati 54.700 rifugiati, di cui 9.300 a Idomeni lungo i binari e nelle piazzole di sosta sull’autostrada a poche centinaia di metri dalla frontiera macedone.

Il ministro Ioannis Mouzalas – che ieri ha ricevuto ad Atene una delegazione Onu per controllare il rispetto dei diritti umani nei centri di raccolta per migranti – ha promesso che sgombererà la tendopoli del Pireo (1.400 persone) entro metà giugno per trovare «una soluzione più dignitosa».

Nel frattempo continua il solito flusso dall’Africa verso la sponda italiana – 8.370 migranti ad aprile, per lo più eritrei, nigeriani e minori egiziani, che al contrario degli adulti, non possono essere rimpatriati in base all’accordo Italia-Egitto – e così l’Italia ora è divenuta la mèta più gettonata, surclassando la Grecia per la prima volta nel 2016, ma restando interessata da volumi di transiti molto più contenuti, a causa dell’instabilità in Libia.

I numeri dell’Oim dicono che via mare sono arrivati da noi 31.219 profughi fino all’11 maggio scorso (quasi quanti in Grecia nel 2014 quando in Italia gli arrivi erano 170 mila). Sempre quest’anno in Grecia ne sono sbarcati 155.765 ma nel 2015 la Grecia ha visto arrivi record (853.650 profughi) mentre l’Italia è rimasta quasi alla stessa quota (153.842).