È stata una giornata di fuoco per le cancellerie di mezza Europa. Mosca ha convocato gli ambasciatori di Francia e Gran Bretagna, Berlino ha richiamato il suo legato dalla Russia e la Repubblica Ceca ha chiesto chiarimenti sui presunti cyber-attacchi ai siti istituzionali del Paese. Sullo sfondo la decisione di Vladimir Putin di condurre nuove esercitazioni nucleari e il timore crescente per un coinvolgimento diretto della Nato nel conflitto in Ucraina a causa delle notizie poco rassicuranti provenienti dal campo dove le truppe russe continuano ad avanzare.

IN UNA SORTA di botta e risposta a distanza, il Cremlino ha deciso di replicare nella maniera più scenografica possibile alle dichiarazioni della scorsa settimana di Macron e Cameron e si prepara a mostrare i muscoli. Il presidente francese e il ministro degli Esteri britannico, infatti, hanno fatto infuriare Mosca parlando dell’eventualità che i soldati della Nato intervengano direttamente in Ucraina e della fornitura di missili a lungo raggio per colpire «anche l’interno del territorio russo». Dunque, le esercitazioni ordinate dai vertici russi serviranno «a mantenere la prontezza dei militari e degli equipaggiamenti per l’uso in combattimento di armi nucleari tattiche al fine di garantire l’integrità territoriale e la sovranità della Federazione Russa in risposta alle dichiarazioni provocatorie e alle minacce di funzionari occidentali». In altri termini, dimostrano davvero che la mentalità dello scontro tra «blocchi contrapposti», tipica di un’epoca che credevamo finita con la caduta del Muro di Berlino, è tornata in auge. Le tensioni, secondo il portavoce del Cremlino, sono a un livello «senza precedenti» a causa delle «aspirazioni aggressive dei Paesi della Nato». Da Kiev derubricano le minacce russe al «solito ricatto del regime di Putin» e le definiscono una «notizia non importante». Ma il Pentagono e la Nato non sono pienamente d’accordo. «La Nato rimane vigile» ha dichiarato la portavoce dell’Alleanza, Farah Dakhlallah. «La nostra deterrenza collettiva e la nostra posizione di difesa continueranno a garantire che ogni centimetro del territorio alleato sia protetto». Il dipartimento della Difesa di Washington ha definito le decisioni di Mosca «una retorica irresponsabile».

NEL FRATTEMPO, al ministero degli Esteri di Mosca si sono alternati l’ambasciatore di Londra e di Parigi. Al primo, Nigel Casey, il capo della diplomazia russa ha espresso una «protesta ufficiale» contro le parole di Cameron che «sono prova di una grave escalation e conferma del crescente coinvolgimento di Londra nelle ostilità dalla parte di Kiev». Inoltre, non poteva mancare la minaccia: «Casey è stato avvertito che la risposta agli attacchi ucraini con l’uso di armi britanniche sul territorio della Russia potrebbe essere qualsiasi impianto militare e attrezzature del Regno unito in Ucraina e oltre». Quest’ultima frase è molto significativa anche se ancora fumosa: Mosca intende che esistono già strutture britanniche in Ucraina o si riferiva alle batterie che potrebbero esservi dislocate in futuro? Al momento non abbiamo informazioni certe sulla prima ipotesi, mentre la seconda sembra prendere piede sempre più concretamente. All’ambasciatore francese, Pierre Levy, il ministro degli esteri Lavrov ha rimproverato «l’intenzione di entrare in uno scontro armato diretto con la Russia, che significherebbe uno scontro frontale tra potenze nucleari». I rispettivi governi dei due diplomatici, per ora, non hanno risposto.

PARALLELAMENTE si è discusso molto della cerimonia di insediamento di Vladimir Putin per il nuovo mandato presidenziale, che si terrà oggi a Mosca. Singolare che tra gli stati dell’Europa occidentale l’unico a confermare schiettamente la propria partecipazione è stata la Francia. L’Italia si è tenuta lontana dalla polemica dichiarando la propria assenza mentre l’Ue ha nicchiato fino alla fine, malgrado le spinte del Partito popolare europeo a boicottare la cerimonia.

IL MINISTRO degli Esteri ucraino Kuleba ha addirittura invitato gli alleati a «non riconoscere Putin come legittimo presidente della Federazione russa». A fine giornata una nota del Cremlino ha chiarito che solo i rappresentanti dei Paesi “amici” sono stati invitati, il che suona assai strano dopo le lunghe polemiche della giornata.

Sul fronte est il ministero della Difesa russo ha annunciato la conquista di altri due villaggi, uno lungo la direttrice di Avdiivka e l’altro tra Kharkiv e il Donetsk, nei pressi di Kupiansk. Kiev per ora non conferma ma ammette le difficoltà di tenuta delle truppe e invoca un’accelerazione nelle forniture di armamenti da parte degli alleati occidentali. Appello che non lascia sordi alcuni dei leader dei Paesi Ue, come il tedesco Scholz, che ha insistito ancora una volta per inviare più aiuti militari all’Ucraina subito, tra cui «altri sistemi di difesa aerea» di cui i difensori hanno estremo bisogno per difendere le proprie infrastrutture strategiche come quella di Sumy colpita ieri. A Kiev, intanto, il presidente Zelensky ha presentato al parlamento una proposta per estendere la legge marziale di altri 90 giorni, fino all’11 agosto 2024.