All’inizio del Novecento, Kipling aveva già scritto alcune delle sue opere più importanti, tra cui i due Libri della giungla, Kim e Capitani coraggiosi, ed era così famoso che, a causa delle pesanti intrusioni nella sua vita privata da parte degli ammiratori, fu costretto a trasferirsi da Rottingden, piccola cittadina sulla costa, a un luogo più isolato e tranquillo. Nel 1902, infatti, acquistò una grande proprietà, Bateman’s, nella campagna dell’East-Sussex, che includeva un bell’edificio antico e tredici ettari di terreno che aumentarono anno dopo anno fino a diventare più di centoventi, creando così intorno a lui e alla sua famiglia un’estesa barriera dal mondo esterno.

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Bateman’s venne costruita nel 1634 e, nonostante fosse passata di proprietà diverse volte, nessuno ne aveva mai modificato lo stile architettonico così sobrio ed elegante. Sarà proprio quell’autenticità a conquistare i Kipling che decisero di evitare qualunque restauro allo scopo di non modificarne il carattere originario. Ma l’amore dello scrittore per quel luogo non si manifestò tanto nella casa o nell’arredo degli interni, quanto nella cura e nell’attenzione che dedicò al progetto e alla realizzazione del parco e del giardino, costruiti e modificati sempre e solo con la sua accurata supervisione.
Kipling utilizzò anche la maggior parte del denaro del Premio Nobel, vinto nel 1907, per finanziare la costruzione di alcune nuove parti del giardino. Ed è evidente la sua partecipazione attiva ai lavori di giardinaggio in una delle lettere inviate nel 1910 a un amico: «Insieme a mia moglie – scriveva – ho passato un giorno glorioso in giardino… con la costruzione di un muretto di pietra a secco… Abbiamo finito, rigidi, dolenti (le pietre non sono mai facili da gestire), piuttosto sporchi, ma felici. Si prova più gioia per un lavoro del genere che con la ’letteratura’».

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In compagnia di Puck
A Bateman’s nacque in Kipling una profonda passione per la storia e la geografia della regione; il Sussex, l’ampio parco con il giardino e la valle intorno divennero un’importante fonte di ispirazione che si rivelò presto – e molto chiaramente – anche nelle nuove opere. In questo periodo cambiò completamente registro, linguaggio e ambiente rispetto ai libri precedenti, per esplorare nuove tecniche e soggetti, perdendo quelle atmosfere esotiche e palesi visioni colonialiste che lo identificavano, anche allora, con i valori di un’Inghilterra imperialista.
Poemi, racconti, poesie cominciarono invece a celebrare la bellezza di quelle campagne e di Bateman’s stesso come in The Glory of the Garden del 1911, oppure in They del 1904, ma soprattutto nelle raccolte di racconti per bambini Puck of Pook’s Hill del 1906 e nel suo seguito Rewards and Fairies del 1910. In questi ultimi, l’ambiente è quello domestico, di una casa nella bella campagna inglese, dove due bambini molto curiosi incontrano Puck, il famoso folletto shakespeariano, che racconta loro la storia di quelle terre attraverso alcuni importanti eventi che si svolgono in diversi momenti della storia dell’Inghilterra.

Nell’autobiografia, Something of myself, Kipling confessò di aver preso spunto anche dai numerosi oggetti trovati sotto terra durante la realizzazione del giardino: una pipa, un antico cucchiaio, una parte del morso di un cavallo, un pezzo di ascia, insieme ai giochi dei suoi figli e alle rovine di un’antica fucina hanno contribuito a creare tanti protagonisti diversi per ogni storia, come Weland il fabbro, Sir Richard il normanno, il centurione Parnasio e poi contrabbandieri, streghe, pellerossa, medici, astrologi, pirati, saltando da un’epoca all’altra in un continuo sogno di mezza estate dove si alternano personaggi storici reali a figure inventate. Solo il paesaggio dell’amato Sussex rimase costante, descritto con attenzione a tutti i dettagli e sempre in maniera molto evocativa.
Ma torniamo a Bateman’s: nel 1936, alla morte di Kipling, la moglie decise di lasciare la proprietà al National Trust che, qualche anno dopo, la aprì al pubblico. Da allora la residenza, il giardino e tutto il parco sono conservati così com’era all’inizio del secolo scorso. Pure il paesaggio con le dolci colline, i campi coltivati intorno sono rimasti uguali, proprio come avrebbe desiderato Kipling, che non voleva solo isolarsi, ma anche allontanare lo sviluppo moderno da quell’area.

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Mentre gli interni, e in particolar modo il suo studio, sono arredati con tappeti, mobili e oggetti di artigianato orientale che rivelano il fortissimo legame dello scrittore con l’India, paese dove nacque e visse per tanti anni, è molto evidente come il giardino sia stato pensato e costruito secondo la migliore tradizione del classico giardino inglese di campagna: alte mura di mattoni, siepi di bosso e di tasso, bordi misti di erbacee dividono lo spazio in tante stanze all’aperto, giardini diversi per dimensione, forma, colore, uso, in un insieme dalla struttura decisa e ben disegnata.

La visita comincia dal frutteto e dall’orto, ancora oggi coltivati e produttivi. Su un lato una lunga siepe di Rosa canina, sull’altro un’aiuola di erbacee addossata a un muro forma un profumatissimo english border, tutto composto da piante aromatiche, medicinali e culinarie descritte da cartellini botanici.

La passione «verde»
Nel grande prato di fianco all’orto ci sono vecchi alberi da frutto e un pergolato su cui crescono alcune rose rampicanti. Un viale di peri, il Pear Alley, forma un lungo arco ombroso che porta al primo vero giardino, il walled garden, elegante, raccolto e delimitato da mura di mattoncini rossi ricoperte da peri a spalliera. Numerose le varietà tra «Conference», «Superfine» e «Winter Nelis» che, insieme alla siepe di lamponi, sono utilizzati per torte e marmellate in vendita al piccolo bar di fronte.

Da lì si passa al Mulberry Garden, dove c’è un grande gelso, ma non lo stesso che Kipling piantònel 1905, insieme a un frutteto con meli e peri di varietà antiche. Poco a poco ci si avvicina passeggiando sul retro dell’edificio principale fino a due piccole costruzioni antiche che, un tempo, servivano per seccare il luppolo e allevare i piccioni, oggi utilizzate per vendere alcuni oggetti e piante, oltre, naturalmente, i libri di Kipling. Finalmente, si arriva sul fronte sud della residenza e quindi alla parte più importante e centrale del giardino: un terrazzamento di pietra grigia si apre su un grande prato delimitato da due file di tigli piantati nel 1898, ancor prima dell’arrivo dello scrittore. Quest’area, un po’ più alta rispetto a quella vicina, è chiamata Quarter Deck ed è separata dal resto da un basso muretto a secco costruito per proteggere la villa e una parte del giardino dalle saltuarie inondazioni del Dudwell che passa in mezzo alla proprietà. Di fianco il Pond and Rose Garden comprende un bel roseto formale e una grande vasca d’acqua rettangolare dove Kipling e i suoi figli andavano in barca o nuotavano.

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Da qui la proprietà prosegue nel parco, oltre un’alta siepe geometrica di tasso, fino alle rive del torrente e a un mulino ancora funzionante, costruito nel 1750. Tutto ha un aspetto un po’ selvatico, con un bosco, uno stagno circolare e prati fioriti. Lungo il torrente ci sono le grandi esotiche foglie della Gunnera insieme a noccioli contorti, altri alberi da frutta e tante querce. Qua e là nel parco e nel giardino, un po’ nascoste dalla vegetazione, appaiono a sorpresa piccole sculture di pietra in cui si riconoscono i principali personaggi del Libro della Giungla o delle storie raccontate da Puck che rendono il tutto un po’ magico.

Forse l’autunno è il momento migliore per visitare Bateman’s, con le foglie che cambiano di colore, la luce soffusa e le lunghe ombre, un leggero fresco nell’aria e il fumo che esce dai caminetti delle case lontane.