C’è poca voglia di parlare. E soprattutto di dire la verità. Perché il rischio, tutt’altro che remoto, è quello di perdere un lavoro che seppur massacrante come quello del bracciante, serve come il pane per mandare avanti la vita di una famiglia. È il solito ricatto occupazionale che in Italia, soprattutto al Sud, regna da decenni nei campi come nelle piccole medie imprese sino alle grandi industrie. Una zona grigia conosciuta da tutti, ma difficilmente superabile se mancano leggi adeguate, controlli continui, onestà e giustizia sociale.

Lo sanno bene gli inquirenti che indagano sulla morte di Paola Clemente, la bracciante 49enne di San Giorgio Ionico (Taranto), deceduta in circostanze misteriose lo scorso 13 luglio nelle campagne di Andria mentre svolgeva l’attività di acinellatura. Decesso sul quale è in corso un’inchiesta della Procura di Trani, che ha ordinato nelle ultime 48 ore perquisizioni e acquisizioni documentali nelle abitazioni di circa un centinaio di braccianti colleghe di Paola nella provincia di Taranto. Polizia e Guardia di Finanza hanno infatti acquisito agende e annotazioni personali delle lavoratrici. In diversi casi sono emerse differenze tra le indicazioni delle buste paga dell’agenzia interinale che forniva la manodopera, la Inforgrup di Milano del gruppo De Pasquale, e le giornate di lavoro svolte dalle braccianti. In sostanza, è stato chiarito dagli inquirenti, se nelle busta paga figurano cinque giornate lavorative pagate regolarmente secondo contratto 40 euro, dalle annotazioni delle lavoratrici è emerso che le giornate lavorate erano molte di più pagate con la stessa cifra.

Il caso viene seguito molto da vicino dalla Flai Cgil Puglia, che per prima ha denunciato, lo scorso 27 agosto, il caso della bracciante tarantina seppellita in tutta fretta senza che venisse effettuata l’autopsia, poi ordinata dalla Procura ed eseguita nelle scorse settimane. «Siamo a conoscenza delle ispezioni degli inquirenti – afferma il segretario generale della Flai Cgil Puglia Giuseppe Deleonardis -. Si sono rese necessarie perché molte braccianti durante i loro interrogatori hanno fornito informazioni contraddittorie». Come nel caso della paga giornaliera, che per contratto nazionale per le operazioni di acinellatura prevede una paga di 49 euro netti, a fronte dei 40 per 7 ore che hanno sostenuto di aver avuto le braccianti. «Inoltre le lavoratrici hanno dichiarato di non aver pagato il caporale per il trasporto dal loro paese di origine al luogo di lavoro – prosegue Deleonardis – sostenendo di aver pagato una specie di abbonamento sul quale si deve fare luce per capire di cosa effettivamente si tratti».

Nel corso delle attività di perquisizioni gli investigatori hanno trovato un’omertà diffusa e in alcuni casi anche resistenza nel collaborare, tanto da dover effettuare il sequestro della documentazione utile alle indagini. Anche per questo la Procura a breve potrebbe far aumentare il numero degli indagati. Che al momento sono tre per omicidio colposo e omissione di soccorso. Si tratta di Luigi Terrone, uno dei responsabili della società Ortofrutta Meridionale di Corato (Bari) per conto della quale la donna lavorava, Ciro Grassi, titolare dell’azienda di trasporti che accompagnava le braccianti, e Filippo Zurlo autista del pullman che percorreva la tratta da San Giorgio Ionico ad Andria, luogo del decesso. Le indagini, coordinate dal pm Pesce, vogliono fare luce anche sul fatto se l’agenzia interinale fosse consapevole del lavoro che veniva svolto al nero in aggiunta a quello «ufficiale», o se la parte illecita dell’attività delle braccianti fosse interamente gestita da una struttura di caporalato che, a quanto emerso, avrebbe nella sua organizzazione, in posizioni di vertice, anche diverse donne. Pare infatti che l’attività di sorveglianza sui campi venisse svolta dalle così dette «capomaglia», che nella rete organizzativa si collocano subito al di sotto del caporale.

Per questo la Flai Cgil Puglia per il 14 ottobre sta organizzando una manifestazione a Bari perché «i riflettori vanni tenuti accesi – conclude Delonardis – Serve consapevolezza e coraggio per uscire dalla barbarie sociale e civile».