Italia, mercato dell’eroina. «Tutto parte dalla strada, dalle piazze di spaccio della sostanza che assumiamo, se pur con differenti ‘stili di consumo’», scrive il Network Italiano delle persone che usano droghe (Inpud). «L’allarme arriva (…) dalla qualità dell’eroina», continua questa associazione di consumatori di sostanze psicoattive. Il problema da loro denunciato riguarda la quantità di principio attivo in essa contenuto.

MOLTO BASSO, come confermano anche le analisi condotte dal servizio di riduzione del danno Neutravel di Torino sui campioni dell’eroina acquistata in strada da chi la usa. «Si è passati da un picco a Natale del 2016 del 35-40% di purezza, all’attuale percentuale inferiore al 5, in altre parole alla quasi assenza di principio attivo», conferma a il manifesto la responsabile del progetto Elisa Fornero. Lo stesso starebbe avvenendo in Spagna e altrove in Europa.

Afghanistan, Asia Centrale. Da quando nel 2001 il Paese è stato invaso da una coalizione internazionale ed è iniziata l’occupazione della Nato praticamente ogni anno si è registrato un aumento della produzione di papavero da oppio, pianta dalla quale si ricava l’eroina. Nel 2007, con 193.000 ettari coltivati, l’Afghanistan aveva garantito da solo il 130% della produzione mondiale. In pratica, in 12 mesi, un terzo in più di quello che veniva consumato in un anno nel mondo. Da allora, superando il Myanmar (l’ex Birmania), si era poi attestato attorno al 90% delle forniture globali. Facendo arrivare sul mercato eroina ritenuta di buona qualità, anche del quarto livello di raffinazione: il processo che la trasforma in cloridrato, rendendola maggiormente pura e solubile in acqua. Poi, nel 2021, dopo il ritiro di Usa e Nato, i talebani tornati al potere mettono al bando la produzione d’oppio. Lo avevano già fatto nel 2000, facendo registrare l’anno seguente una riduzione del 94%.

Anche ora il calo è drastico: -86% nella coltivazione del papavero da oppio, sceso da 219.744 ettari coltivati nel 2022 a soli 31.088 dello scorso anno. A fornire questa stima è l’Alcis, un centro studi britannico che fornisce numeri, analisi e servizi a governi, agenzie internazionali, banche, organizzazioni private, organizzazioni non governative e Nazioni unite. «La maggior parte degli indicatori compresi i prezzi di mercato, suggeriscono che per il secondo anno consecutivo il regime talebano porterà avanti una messa al bando senza precedenti». Per l’Alcis potrebbe costituire «un vero e proprio punto di svolta con ramificazioni significative sia a valle in Europa che a livello politico». Nel 2023 ciò ha «impedito a circa 6,9 milioni di contadini di guadagnare attraverso la coltivazione del papavero». Nel frattempo, i prezzi del poco oppio prodotto sono raddoppiati, come dal luglio 2023 anche quelli dei derivati (morfina base, eroina base e di quarta raffinazione).

MYANMAR, Sud-Est Asiatico. Il 12 dicembre 2023 l’Ufficio delle Nazioni unite contro la droga e il crimine (Unodc) denuncia che la coltivazione di oppio nel Triangolo d’Oro (Birmania, Laos e Cambogia) «negli ultimi 12 mesi ha continuato ad espandersi, con un aumento significativo in Myanmar». Nel secondo anno di presa del potere dei militari con un colpo di stato, in seguito al declino in Afghanistan l’ex Birmania è diventata «il più grande produttore di oppio al mondo»: 1.080 tonnellate in un anno. Superando così il precedente record del 2022 e raggiungendo il picco massimo dal 2001. Per l’Unodc l’aumento è stato del 18%, passando da 40.100 a 47.100 ettari coltivati.

GLI INCREMENTI più significativi si sono registrati nello Stato Shan, «dove la coltivazione è cresciuta del 20%, seguito da Chin e Kachin, rispettivamente +10% e +6%». Tutte aree in mano ai ribelli. Mentre nelle città, ancora controllate dalla giunta, un diplomatico ci rivela che la sostanza più diffusa è la metanfemina. Del resto, fare la guerra costa e chiunque ne abbia avuta la possibilità l’ha finanziata col narcotraffico. Ancora da capire è se il Myanmar abbia riattivato le raffinerie per trasformare l’oppio in eroina e riattivato le rotte per portarla in Europa. Dove intanto, vista la bassa qualità di quella in circolazione è scattato “l’allarme Fentanyl”, per il possibile taglio con questo oppiaceo sintetico più potente di 50 volte. Il 12 marzo il Dipartimento politiche antidroga del governo italiano ha presentato un Piano nazionale contro l’uso improprio di questo farmaco che negli Usa è arrivato a provocare 100mila morti per overdose nel 2022, superando quelli per eroina.