Con l’approvazione dell’Italicum si apre una fase nuova e si chiude una lunga storia della sinistra italiana.

L’attribuzione della maggioranza assoluta a una lista che potrebbe anche rappresentare meno di un terzo dei votanti e, quindi, tenendo conto dell’astensione, un elettore su cinque, è l’elemento più nuovo e grave e si fonde con la trasformazione implicita della Repubblica italiana in una Repubblica sempre meno parlamentare e sempre più presidenziale.

Un pasticcio all’italiana non nuovo nella storia di questo paese in cui le riforme elettorali si susseguono ad uso e consumo della forza politica di volta in volta dominante. Col Porcellum era toccato a Berlusconi, adesso a Renzi perpetuare questa specificità nostrana. Così un parlamento eletto con una alleanza tra Pd e Sel che ha sovradimensionato la presenza alla Camera delle due formazioni ha approvato una legge che sancisce la fine delle coalizioni tra partiti e chiude la lunga storia dell’alleanza tra diverse anime della sinistra.

E se «Italia bene comune» era stata la proiezione a livello nazionale di una politica di alleanza del centro sinistra che saliva dai comuni alle regioni fino al Parlamento nazionale, adesso è in atto un processo di autosufficienza del Pd che scende dal livello nazionale fino alle regioni – il processo di separazione Pd-Sel è già realtà in molte delle sette regioni in cui si voterà tra giorni – per toccare in futuro anche i comuni.

L’Italicum sancisce questa scelta del Pd di Renzi e la sua approvazione pone la sinistra di fronte a un bivio: ridursi a forza marginale di pura testimonianza – magari divisa e la riduzione al 3% della soglia di sbarramento mira anche a questo – oppure risorgere e ritrovare la bussola per un nuovo futuro.

Poiché non tutti i mali vengono per nuocere, può questa essere l’occasione per la rinascita di una sinistra che sappia essere di governo e radicale nello stesso tempo?

Le condizioni politiche stanno nascendo.

L’insopportabilità della deriva renziana sta aprendo le porte del Pd verso l’uscita, nel movimento sindacale cresce l’intolleranza verso le politiche di Renzi, cresce lo scarto tra promesse e risultati su economia e lavoro. Naturalmente non è da escludere che Renzi, incassata l’arma micidiale dell’Italicum, possa attenuare il suo decisionismo e fare qualche apertura, ma è anche improbabile che possa fare cambi di verso sostanziali. Quindi la costruzione di una nuova sinistra diventa di grande attualità.

Ma col nuovo sistema elettorale che punta a un bipartitismo forzato, che sia di attualità non significa che sia facile e possibile. Non significa, cioè, che possa raggiungere livelli di consenso che la rendano utile. Quali dimensioni può avere, quali spazi ci possono essere per una nuova sinistra oggi? Indagarli è necessario perché se essi sono articolati, frantumati e difficili, dobbiamo averne piena consapevolezza per concentrare azioni ed energie e raggiungere i nostri obiettivi.

Civati ha parlato di spazi sconfinati esistenti. In generale penso, alla luce delle tante analisi fatte su comportamenti ed esiti elettorali, che vi siano tantissime persone e notevoli spazi per una nuova sinistra, anche superiori a quel 10% segnalato dai sondaggi più ottimisti. Ma attenzione: non si tratta affatto di milioni di persone che sono in attesa dell’evento salvifico e pronte a partecipare a un nuovo processo ed a votare un nuovo soggetto. Non è così perché negli ultimi anni sono avvenuti tanti processi che hanno disarticolato il mondo che genericamente definiamo di sinistra in tanti rivoli e tante direzioni.

Vediamo concretamente i principali.

Astensione

Dalle elezioni del 2008 l’astensionismo ha contagiato, complice la delusione dell’esperienza Prodi, alcuni milioni di elettori di sinistra. Si parlò allora, addirittura, di un partito dell’astensione di sinistra. Da allora il grosso di questo elettorato si è articolato in due segmenti. Una parte si è riorientata verso il M5S (si calcola che oltre la metà dell’elettorato grillino venga da sinistra), un’altra ha trasformato la sua astensione da protesta temporanea, messaggio per cambiare, in scelta permanente di sfiducia. Si può parlare in questo secondo caso di un astensionismo consolidato e, quindi, di un allontanamento stabile dalla partecipazione politica.

In che misura una nuova forza di sinistra può contare su queste due fasce di elettorato? È evidente che non si tratta di un’operazione facile perché è passato molto tempo dalla frattura iniziale e nel frattempo le scelte fatte si sono stabilizzate. Ma non c’è dubbio che si tratta di un mondo al quale indirizzare il messaggio che una nuova sinistra deve inviare. Richiamare questo elettorato alla partecipazione e al voto a sinistra, riorientare e rimotivare questa parte di elettori, richiede però una forte carica di entusiasmo e di rinnovamento della politica, di credibilità morale, una componente forte di protesta contro l’esistente e di critica alla sinistra che fu in tutte le sue sfaccettature.

Base sociale

Le analisi elettorali recenti hanno mostrato come il primo partito tra gli operai sia diventato proprio l’astensione e il secondo, fino all’altro ieri, quello di Berlusconi. Il corpo elettorale tradizionale della sinistra, insomma, non coincide più col mondo del lavoro tradizionale e, purtroppo, nemmeno con quello del lavoro nuovo nelle sue diverse sfaccettature. Un nuovo soggetto politico della sinistra, quindi, dovrà delineare con chiarezza la base sociale alla quale fa riferimento per chiamarla a partecipare al progetto di costruzione a cominciare dal mondo del precariato e dal lavoro autonomo individuale nel terziario avanzato. E qui il problema si incrocia con quello dei giovani.

 

Giovani

Il mondo giovanile non è un mondo neutro e sganciato dalle appartenenze. Quindi valgono anche per tanti giovani le cose dette finora. Ma ci sono senza dubbio, soprattutto tra i giovanissimi, elementi tutti da capire per delineare i caratteri del nuovo soggetto politico. Non si tratta qui di applicare ricette sociologiche a questo mondo per molti versi sconosciuto, molto articolato e in continua mutazione, che oscilla tra nuove aspirazioni e scarse speranze di inserimento e di futuro. Si tratta, però, di farne il centro motore di una nuova sinistra e di costruire con loro forme e contenuti di una nuova politica. Reddito e redistribuzione del lavoro possono essere i terreni per cominciare un cammino nel quale i giovani possano porsi alla testa di una nuova colonna sociale che marcia verso il futuro.

Rapporto con i partiti

La specifica storia italiana ha visto coincidere per lungo tempo l’essere di sinistra con le vicende del Pci. Cgil e Pci sono stati i riferimenti delle speranze di cambiamento della classe lavoratrice e anche del più vasto mondo progressista costituito dai ceti medi produttivi e da quelli intellettuali. In questo rapporto hanno convissuto una forte carica di opposizione e di critica al sistema insieme a una grande speranza di cambiamento tramite accesso al governo. I governi conquistati in tante amministrazioni locali sono stati visti come l’anticamera dell’accesso al governo per tanti anni negato dalla conventio ad excludendum. Questa lunga fase ha fatto vivere negativamente ogni divisione a sinistra e fatto prevalere il bisogno di unità come condizione alla quale sacrificare, se necessario, anche una parte dei propri convincimenti.

Si spiega così anche la permanenza nel Pd di tanti elettori critici e delusi verso quel partito che si rispecchia anche nelle titubanze e nelle contraddizioni delle sinistre Pd.

La nuova sinistra non potrà che essere alternativa a questo Pd.

[do action=”citazione”]L’Italicum consente il voto utile (a sinistra) al primo turno[/do]

 

Ma con questo mondo, soprattutto alla base e nei territori, va tenuto aperto un corridoio di comunicazione e dialogo anche per sfruttare a nostro favore la nuova legge elettorale. Poiché essa si tradurrà inevitabilmente in un’elezione della maggioranza al secondo turno, questa volta potrà essere la sinistra a chiedere il voto utile al primo turno per avere una presenza più consistente in parlamento senza intaccare i seggi che vanno al partito di maggioranza.

Naturalmente questo sono solo alcuni dei problemi che stanno davanti a una nuova sinistra oggi. Ma l’importante è non nasconderli ed affrontarli.