«Noi, figlie e figli della Siria del nord-est – curdi, arabi, assiri, siriaci, turcomanni, armeni, circassi, ceceni, musulmani, cristiani ed ezidi – consapevoli e convinti del dovere che ci è stato imposto dai martiri, in risposta alle richieste dei nostri popoli di vivere in modo dignitoso, e in risposta ai grandi sacrifici compiuti dai siriani, ci siamo riuniti per stabilire un sistema democratico nel Nord e nell’Est della Siria, che costituisca la base per la costruzione di una Siria futura, senza tendenze razziste, discriminazioni, esclusioni o emarginazione di alcuna identità».

RECITA COSÌ la premessa del nuovo contratto sociale dell’Amministrazione autonoma della Siria del nord-est (Aanes), approvato il 12 dicembre e presentato all’opinione pubblica con una conferenza stampa tenuta in tre lingue: arabo, curdo e siriaco. Le tre lingue ufficiali dell’Amministrazione autonoma secondo l’articolo 7 del nuovo contratto sociale.

Il primo contratto sociale della regione sanciva nel 2014 l’unione politica, seppur non ancora geografica, dei tre cantoni a maggioranza curda di Afrin, Kobane e Jazira, regioni con alle spalle una lunga storia di sostegno al movimento di liberazione del Kurdistan, rappresentato in Siria dal Partito dell’Unione democratica (Pyd) fondato in clandestinità nel 2003.

Tre isole separate dal caos della guerra civile siriana ma unite da un progetto di autogoverno ispirato al paradigma del confederalismo democratico, sviluppato in carcere dal fondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan, Abdullah Ocalan. Questa federazione adottava ufficialmente il nome Rojava, abbreviativo del termine con cui i curdi definiscono l’area a maggioranza curda assegnata al neonato stato siriano dal trattato di Losanna, Rojavaye Kurdistan, Kurdistan dell’ovest.

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«Cinque anni dopo, la situazione era drammaticamente diversa. Le Forze democratiche siriane (Sdf) avevano liberato dall’Isis vaste porzioni di territorio, culminate nella sconfitta definitiva del cosiddetto califfato a Baghoz – racconta il Rojava Information Center, che ha seguito del principio i lavori di stesura del nuovo contratto – Era stata proclamata l’Aanes composta da sette regioni, quattro delle quali a maggioranza araba, ciascuna con le proprie istituzioni di governo. In questo contesto, diversi anni fa sono iniziate le discussioni su come riformulare il contratto sociale in modo che fosse più adatto alle attuali condizioni politiche, sociali e di sicurezza interne della regione, oltre a tenere conto dei più ampi cambiamenti geopolitici in Siria».

Anche se riformato nel 2016 e nel 2018, anno in cui il termine curdo Rojava è scomparso dai documenti ufficiali per far spazio alla più inclusiva formula Amministrazione autonoma della Siria del nord-est, il 14 dicembre 2020 è stato formato un comitato composto da 158 elementi in rappresentanza di varie affiliazioni politiche, tecnocrati, donne, giovani, gruppi religiosi ed etnici, incaricati della stesura di una nuova bozza.

«PER FORMULARE il nuovo contratto, sono state contattate tutte le sette regioni, ora denominate cantoni, dell’Aanes, alle quali sono state inviate le proposte per avviare le discussioni a livello regionale – aggiunge il Rojava Information Center – Ogni regione, così come le sue istituzioni politiche e le organizzazioni civili, ha inviato dei rappresentanti per far parte del comitato di redazione del contratto sociale. Le consultazioni pubbliche hanno svolto un ruolo centrale nella stesura del testo, molto prima della sua ratifica finale da parte del Consiglio esecutivo dell’Amministrazione autonoma. A lungo termine, la percezione del contratto da parte dei cittadini dipenderà dalla sua attuazione pratica e dal grado di reale autonomia che i Consigli popolari a livello locale e regionale potranno esercitare».

Sui prossimi passi dell’Aanes per l’attuazione del contratto il Rojava Information Center dichiara: «È inevitabile che si incontrino delle sfide man mano che gli aspetti del contratto vengono attuati nella pratica. Un esempio chiave è l’intenzione dichiarata dall’Amministrazione autonoma di tenere elezioni una volta ogni due anni per i Consigli popolari a livello locale, regionale e dell’Aanes».

«Secondo il nuovo contratto, ogni Consiglio popolare dovrà avere il 60% dei suoi rappresentanti eletti popolarmente e il 40% eletto da organizzazioni comunitarie come quelle delle minoranze etniche e religiose, delle donne o dei giovani. Tali elezioni sono state ritardate per anni. Il nuovo contratto stabilisce inoltre che le città, i comuni e le regioni possono ora indire referendum su questioni chiave che li riguardano e possono quindi opporsi alle decisioni dell’Amministrazione autonoma. Riuscire a organizzare sia le elezioni che i referendum è il prossimo passo».

Oltre alle sfide interne, l’Aanes dovrà tenere conto delle minacce che continuano ad arrivare dalla Turchia, che dopo aver invaso il nord della Siria in tre diverse occasioni e occupato il cantone di Afrin, ha adottato una strategia che mira a ostacolare la stabilità politica ed economica della regione facendo soprattutto ricorso ad assassinii di figure cardine dell’Amministrazione autonoma, attraverso attacchi con droni.

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Una significativa escalation è avvenuta tra il 4 e il 10 ottobre: l’aviazione turca ha effettuato 25 attacchi aerei e 64 con droni, colpendo impianti petroliferi, centrali elettriche e idriche, un ospedale, stazioni di produzione di gas e siti industriali. Quegli attacchi hanno messo fuori servizio infrastrutture essenziali, tagliando l’elettricità e l’acqua che servivano case, campi profughi, ospedali, panetterie, mulini, farmacie, scuole e interrompendo la produzione di carburante e gas.

IN PIENA CONTINUITÀ con la carta originale il nuovo contratto è stato presentato come una proposta politica valida per tutto il territorio siriano, seppure i rapporti tra l’Amministrazione autonoma e il governo di Bashar al-Assad siano al momento molto tesi, soprattutto a causa dell’embargo imposto dall’esercito siriano sull’enclave curda di Shehba e delle schermaglie in corso da diversi mesi tra Sdf e milizie leali a Damasco nella regione di Deir Ez-Zor.

«Il governo siriano si rifiuta di avviare un serio dialogo politico con l’Aanes da oltre quattro anni. I funzionari dell’Amministrazione autonoma dichiarano di essere aperti a tale dialogo e che il contratto può essere emendato in futuro per formare la base di una costituzione comune della Siria, a condizione che l’autonomia dell’Aanes sia rispettata – continua il Rojava Information Center – Nel contratto, è chiaro che l’Amministrazione autonoma considera la regione del nord e dell’est, contrastando le accuse di nutrire ambizioni secessioniste, ma i riferimenti a una futura “Repubblica Democratica Siriana” indicano il ripudio del governo di Assad».

Alcuni piccoli cambiamenti di nome lo confermano, conclude il centro di informazione: «In precedenza, l’Aanes comprendeva sette “regioni”. Ora l’Amministrazione autonoma democratica della regione della Siria del nord-est comprende sette “cantoni”. Ciò pone l’accento sul fatto che l’Amministrazione autonoma si considera al governo di un’unica regione che è parte integrante della Siria, piuttosto che un’entità separata con le proprie regioni, facendo così presagire un futuro riavvicinamento alla Siria».