Dopo mesi di trattative e un’autentica maratona finale di quattro giorni non stop, è stato firmato il rinnovo del contratto nazionale dell’industria alimentare 2023-27 tra Fai Cisl, Flai Cgil, Uila Uil e le associazioni delle imprese del settore. Un comparto che occupa 450mila lavoratrici e lavoratori, e che solo di export vale circa 30 miliardi di euro, quasi la metà delle esportazioni totali dell’agroalimentare.

Il nuovo accordo prevede per la parte economica un incremento progressivo che arriverà a 280 euro, e per i casi di mancata contrattazione di secondo livello si aggiungono altri 15 euro. Viene anche migliorata la dotazione del welfare contrattuale, e rafforzato il fondo a sostegno del congedo di maternità e paternità. Importanti i risultati anche sulla riduzione dell’orario di lavoro, che dal 2026 interesserà chi svolge turni di 18 e 21 ore (riduzione di 4 ore) a cui si aggiungeranno altre 4 ore l’anno successivo, mentre dal 2027 la riduzione di 4 ore si applicherà a tutti gli addetti/e del settore.

Infine c’è l’impegno a definire future intese a livello aziendale con le Rsu per ulteriori riduzioni dell’orario in caso di investimenti tecnologici che potrebbero impattare su produttività e occupazione, e assicurato un maggior contrasto alla precarietà con i contratti a termine, in somministrazione e in staff leasing che passano dal 50% al 25%. Molto soddisfatti i segretari generali della categoria Rota (Fai), Mantegazza (Uila) e Giovanni Mininni della Flai, che osserva: “Un bel risultato, per nulla scontato. L’aumento di 280 euro non solo difende il potere d’acquisto, ma restituisce quanto è stato tolto dall’inflazione. Risultato molto positivo anche nella lotta alla precarietà, in un settore dove troppo spesso si fa ricorso a contratti a termine, in somministrazione e in staff leasing. Una vittoria di lavoratrici e lavoratori in termini di welfare, formazione e crescita di salario”. Soddisfatti anche i leader confederali Landini, Bombardieri e Sbarra.Nuovo contratto industria alimentare