Donne e uomini «hanno gli stessi diritti, la disparità è uno scandalo», a cominciare dal salario che invece deve essere «uguale». Nella sua catechesi sul tema della famiglia – in vista della fase finale del Sinodo dei vescovi, ad ottobre – durante l’udienza generale del mercoledì in piazza San Pietro, Papa Francesco parla soprattutto delle donne, all’interno delle famiglie e nella società.

Il punto di partenza è tradizionale: il matrimonio e la famiglia, «capolavoro della società», «l’uomo e la donna che si amano». Istituzioni in crisi, lo sa bene il Papa («le persone che si sposano sono sempre di meno: i giovani non vogliono sposarsi», «aumenta il numero delle separazioni», «diminuisce il numero dei figli»), anche fra i cattolici («perché molti, anche fra i battezzati, hanno poca fiducia nel matrimonio e nella famiglia?»), a causa di quella «cultura del provvisorio» che contraddistingue tutta la società («sembra che non ci sia qualcosa di definitivo»). Più difficile per Francesco individuare le cause: non solo la crisi economica («le difficoltà non sono solo di carattere economico, sebbene queste siano davvero serie»), quanto piuttosto la «paura di sbagliare» e «di fallire».

Sicuramente però, aggiunge Bergoglio liquidando un pregiudizio e un’opinione piuttosto diffusi nel mondo cattolico – soprattutto quello tradizionalista –, la responsabilità non è del percorso di emancipazione femminile. «Molti ritengono che il cambiamento avvenuto in questi ultimi decenni sia stato messo in moto dall’emancipazione della donna», spiega, ma questo «è una falsità, non è vero». Anzi «è una forma di maschilismo, che sempre vuole dominare la donna. Facciamo la brutta figura che ha fatto Adamo, quando Dio gli ha detto: “Ma perché hai mangiato il frutto dell’albero?”, e lui: “La donna me l’ha dato”. E la colpa è della donna. Povera donna! Dobbiamo difendere le donne».

Ci deve essere «radicale uguaglianza». Vale per il passato (è stato sconfitto un «abuso» ritenuto un «diritto»: quello dei mariti «di ripudiare le mogli, anche con i motivi più pretestuosi ed umilianti») ma «deve portare nuovi frutti oggi». E su questo, esorta Francesco, «come cristiani dobbiamo diventare più esigenti», per esempio sostenendo «il diritto all’uguale retribuzione per uguale lavoro; perché si dà per scontato che le donne devono guadagnare meno degli uomini? No! Hanno gli stessi diritti. La disparità è un puro scandalo».

Discorso socialmente avanzato quello di Bergoglio, tanto più guardando i dati che evidenziano forti differenze di trattamento economico fra uomini e donne in diversi ambiti lavorativi. Che però, se letto non in maniera isolata ma all’interno di tutti i suoi interventi e soprattutto considerando il ruolo “ancillare” delle donne nella Chiesa cattolica, mette in luce qualche contraddizione e ambiguità. «La donna per la Chiesa è imprescindibile», «Maria, una donna, è più importante dei vescovi», aveva detto Francesco nella sua prima intervista rilasciata a p. Spadaro, direttore di Civiltà cattolica (settembre 2013), ipotizzando nuovi ruoli («il genio femminile è necessario nei luoghi in cui si prendono le decisioni importanti»), ma anche precisando di fare attenzione a «non confondere la funzione con la dignità» e di temere «la soluzione del “machismo in gonnella”, perché in realtà la donna ha una struttura differente dall’uomo».

E infatti in questi due anni di pontificato, fatta eccezione per le quattro donne presenti nella Commissione pontificia antipedofilia (fra cui l’irlandese Marie Collins, vittima di abusi), nessuna donna è stata collocata ai posti di comando.
La parità invocata da Bergoglio resta un obiettivo da raggiungere nella società ma anche nella Chiesa.