Unite sul nuovo presidente greco Tsipras, le sinistre italiane – che pure si stringeranno in un coordinamento comune nei prossimi giorni – sull’elezione di Mattarella parlano con voci diverse. E non sono precisamente differenze di toni e sfumature. Da una parte Sel, i cui 33 grandi elettori hanno votato per il nuovo presidente proposto da Renzi. «Restiamo all’opposizione», assicura Vendola, ma la sua elezione è «una buona notizia per l’Italia. È una figura limpida di grandissimo rigore morale e il garante dei principi costituzionali, un custode della religione civile della Costituzione. Questa scelta non è il frutto di trame di palazzo, dietro questo nome non c’è la puzza del Patto del Nazareno». Di altro tenore il commento del sociologo Marco Revelli a nome dell’Altra Europa: «Non ci uniamo al Te deum prevalente», «non perché chi è stato eletto non abbia una propria dignità» ma perché «dal punto di vista dell’autonomia rispetto all’Europa della Troika Mattarella non garantisce nulla» e perché «il metodo con cui si è giunti a questo esito conferma la tendenza alla sottomissione del Parlamento da parte del capo del governo». D’accordo con lui Paolo Ferrero (Prc): «Non è una buona notizia. Era necessario portare al Quirinale una persona espressione della società e non del palazzo: un garante del popolo italiano e non del governo Renzi».