A meno di due giorni dalla presentazione del programma di governo del centro-destra all’Assembleia da Republica il compromesso storico tra i partiti della sinistra portoghese potrebbe essere arrivato a un punto finale. I tempi sono contigentati perché senza un’alternativa concreta i socialisti non si «assumeranno la responsabilità» di votare contro l’attuale primo ministro Pedro Passos Coelho.

La struttura delle trattative è molto complessa. Antonio Costa, segretario generale del Ps, si trova a dovere gestire sostanzialmente tre tavoli differenti: quello interno al suo partito, quello con i comunisti del Pcp e quello con il Bloco de Esquerda (Be). I tre momenti sono separati (nel senso che non ci sono riunioni comuni) e, se ci sarà un governo con appoggio parlamentare delle sinistre, l’esecutivo sarà interamente formato dai socialisti.

Questo significa che gli accordi saranno due (tre se si conta anche quello con il Partido Ecologista os Verdes, il quale tuttavia è molto legato al Pcp) e resteranno distinti, probabilmente con alcuni punti che potrebbero non collidere esattamente tra di loro. I condizionali sono d’obbligo: i contenuti delle discussioni sono il segreto meglio salvaguardato dai tempi di Fatima. Il terreno è altamente sdrucciolevole, da una parte è necessario rispettare i costringimenti di tutti i trattati europei dall’altra occorre trovare il modo per ridare fiato ai milioni di persone che in questi 4 ultimi anni hanno sofferto un calo spaventoso della qualità di vita (le persone che vivono con il salario minimo di circa 500 euro sono raddoppiate salendo a 500 mila).

Intanto la ministra delle finanze Maria Luís Albuquerque prepara la legge di bilancio per il 2016. L’ispirazione è sempre la stessa: mantenere inalterate le grandi linee di politica economico/sociale già adottate nel precedente quadriennio. In sostanza, in queste ore il Portogallo deciderà quale tipo di rapporto vorrà costruire con e tra i suoi cittadini, se ispirato agli ideali di giustizia sociale, così come sancito dalla costituzione nata dalla rivoluzione dei Garofani, oppure a quelli liberal/liberista dello stato minimo.

Lo scontro quindi è tra due visioni opposte, da qui la necessità di Pcp, Be e Ps di trovare, nonostante tutto e nonostante tutti, un’intesa che possa contrastare una deriva che sta riproiettando l’intero continente verso l’Ottocento.