L’ultima manifestazione l’hanno fatta nel pulmino dell’Avis: hanno donato il sangue, «meglio darlo a chi ha bisogno che alle Poste». Ma prima erano stati fantasmi: si erano vestiti con il lenzuolo, e giù sotto le finestre di Francesco Caio, amministratore delegato del colosso delle spedizioni, per dire «esistiamo anche noi: siamo vivi e vegeti e non ci farete morire così». I 100 operatori di Uptime, call center che risponde per Poste e Sda, stanno facendo di tutto per sensibilizzare l’opinione pubblica e salvare i propri posti.

Ma hanno il tempo contato. «Quattro mesi per far cambiare idea a Poste, che vuole dismettere la partecipazione nel capitale della nostra società, attraverso la controllata Sda», spiega Miriam Criscito, delegata della Filt Cgil. Quattro mesi perché il 30 giugno scadono definitivamente le ultime commesse che Uptime sta lavorando.

Ripercorriamo la loro storia per capire come si sia arrivati all’attuale emergenza. Tutto nasce da una esternalizzazione, una cessione di ramo di azienda che Sda – già allora controllata da Poste – fa del suo call center: viene creata Uptime, con 141 operatori, detenuta al 20% dalla stessa Sda, al 50% da Gepin e al 30% da Omega. Vi confluiscono dipendenti di Sda e Poste, anche se poi negli anni successivi – soprattutto dopo il fallimento di Omega nel 2009 e le peripezie giudiziarie di una parte dei vertici di Gepin – chi può cerca di tornare in Poste.

In 100 però rimangono a lavorare alla Uptime: «Siamo il front office di Poste e di Sda per quanto riguarda la tracciatura dei pacchi, rispondiamo a nome loro – spiegano gli operatori di Uptime – Siamo stati noi, nel 1998, quando ancora eravamo dipendenti di Sda, a inventare il metodo di gestione, il modo di interagire con le filiali. E adesso, l’anno scorso, è arrivata la doccia gelata: fine della corsa».

Poste ha infatti deciso di liberarsi della quota di partecipazione, e ha indetto una gara a inviti a cui peraltro non ha potuto partecipare neanche l’altra azionista di Uptime, la Gepin, perché a sua volta in cattive acque e con operatori in esubero. Le commesse sono dunque già state preassegnate ad altri soggetti, a prezzi stracciati.

Come ha denunciato Michele Azzola, segretario Slc Cgil, «si è arrivati a toccare la cifra record di 0,29 centesimi per minuto di chiamata, corrispettivo che non arriva a coprire il costo del lavoro». I lavoratori Uptime costano almeno il doppio, 0,60 cent al minuto: come potranno i neo assegnatari delle commesse assicurare contratti regolari e una buona qualità del servizio?

Infatti per il momento le pre-assegnazioni sono state bloccate: un’interrogazione parlamentare di Marco Miccoli (Pd), e l’interessamento della Commissione Lavoro della Camera, e del suo presidente Cesare Damiano, hanno acceso un faro sulla vicenda. Ma loro, i 100 di Uptime, tuttora rischiano il posto: dopo il 30 giugno l’unico destino previsto è la messa in mobilità.

Molte dipendenti sono donne, con carichi familiari e mutui, e non è semplice trovare lavoro dopo i 40 anni. Quindi sono partiti i presidi che ormai da tre mesi gli operatori tengono incessantemente sotto la sede centrale delle Poste, in Viale Europa a Roma, e sotto i più grossi uffici postali.

«Da un paio di mesi gli stipendi tardano ad arrivare – conclude Miriam Criscito (Filt Cgil) – Non vengono pagati tfr e fondi pensione, i buoni pasto latitano. Piano piano ci stanno togliendo il pane». Ma i lavoratori non demordono: «Abbiamo preso tutti insieme il giorno di ferie per la donazione del sangue e abbiamo fatto venire l’autoemoteca dell’Avis sotto la nostra sede. Gli operatori ci hanno ringraziato, perché il sangue manca e visto che ci ha ripresi il Tg3 abbiamo fatto pubblicità anche alla loro causa». Le istituzioni, però, non sembrano sensibili: «Abbiamo chiesto incontri alla Regione e al Comune, quando ancora c’era il sindaco Marino, ma ci hanno sempre ignorato».

Prossima manifestazione: «Ci vestiremo da calendari, ciascuno di noi con una data. Chiederemo all’ad Caio di sceglierne una: da mesi Poste ci promette un tavolo sul nostro futuro, ma finora la convocazione non è mai arrivata». Tutti gli aggiornamenti sulla pagina Siamotuttiuptime.