Anche la bruttezza ha una sua bellezza, ma non è questo il caso: queste primarie del Pd che l’ipocrita retorica arancione si ostina a definire di centrosinistra sono solo le più bruttine d’Italia. Niente di troppo mostruoso o sorprendente, in fondo quello che doveva succedere è già successo quando è mutato il quadro politico nazionale. Solo i pochi milanesi che albergano a Palazzo Marino hanno fatto finta di niente, in collaborazione con il codazzo di affezionati che segue sempre con ansia le fibrillazioni della politica quando si rimescolano le carte (e le poltrone). Sicuramente non sono mancate anche la sana partecipazione e la fiducia mal riposta di molti cittadini che si stanno già lamentando per come andrà a finire, tra accuse reciproche e “io te l’avevo detto”. I più appassionati parlano addirittura di mesi “orrendi”.

Tutti sanno che la “rivoluzione arancione” è stata sotterrata molto prima delle primarie e che la pietra tombale l’hanno posizionata quei sette assessori della giunta Pisapia che sono già saliti sul carro dell’ex manager dell’Expo (compresi due di Sel). Vincerà lui di sicuro? Tutti gli indicatori e l’aria che tira dicono di sì, ma le primarie non sono elezioni vere per cui i Sala-boys in queste ultime ore si mostrano molto prudenti. E fanno bene. Il Pd di solito le primarie non le vince nemmeno per sbaglio (anche se in questo caso non può perdere: i due sfidanti di Sala sono orgogliosi di far parte del partito di Renzi). Ma se il pronostico verrà rispettato, il fatto politico sarà uno solo: il tentativo del sindaco di fare da argine al “partito della nazione” nominando Francesca Balzani è fallito miseramente, anche perché non ha avuto altro esito se non quello di dividere l’elettorato di una sinistra già confusa tra due candidati che non si somigliano ma pescano nello stesso bacino elettorale. Una divisione difficile da ricomporre.

Che non ci sia nessun terremoto in vista, lo dicono anche i sondaggi poco credibili dell’ultima ora che servono solo per mettere in scena i capricci di candidati e piccoli fan agitati sui social network. Sono solo scaramucce, poi amici (cioè nemici) come prima. E’ quasi naturale che a poche ore dal voto – si comincia già oggi con nove seggi aperti per permettere ai votanti più fortunati di onorare il week end fuori Milano – continuino a volare gli stracci tra gli staff dei candidati, le amicizie si incarogniscano su facebook e “a sinistra” ci si divida tra chi sta con Majorino e chi spera nel miracolo Balzani, dando per scontato che la prescelta di Pisapia dovrebbe avere una marcia in più.

Il comitato organizzatore dà una cifra significativa e quasi sospetta: dice che tra oggi e domani si potrebbe oltrepassare il numero dei 67 mila partecipanti al voto, cioè più di quanti votarono nel 2010 premiando l’attuale sindaco di Milano. In questo caso, se davvero il Pd renziano e certi amici suoi (Cl, per esempio) dovessero riuscire addirittura ad allargare la partecipazione, significherebbe che non c’è partita. Perché una cosa è certa: questa volta, a sinistra, non c’è traccia dell’entusiasmo di cinque anni fa e non sono pochi gli inviti dei militanti delusi a disertare queste “primarie farsa”. Balzani e Majorino non sono Pisapia, più partecipazione vuol dire più voti per Sala.

Le ultime ore di campagna elettorale – tra appelli, brindisi di traverso, dirette radiofoniche e televisive, endorsement di vip e presunti tali e involontarie e dunque ancora più imbarazzanti gaffe razziste sui cinesi che votano Sala – sono state caratterizzate da una desolante polemica in merito a un sondaggio scomparso della trasmissione Rai Agorà. Secondo i “majoriniani” sarebbe stato occultato su pressione dei “balzaniani”, i quali temevano l’effetto annuncio di un clamoroso sorpasso che avrebbe vanificato i loro appelli nemmeno troppo subliminali al voto utile. Un equivoco piuttosto imbarazzante, perché i numeri poi hanno rivelato che lo spreco di adrenalina era solo per verificare chi perdeva di meno. Come ammettere che tutta questa manfrina durata mesi è servita a qualcuno solo per piazzarsi secondo. Ecco i dati, per quello che valgono: Sala tra 45,5 e 48,5%, Majorino tra 25 e 28% e Balzani tra 24,5 e 27,5%. Sarebbe la conferma di un suicidio politico. C’è ancora qualcuno che ha fiato per dire che se quei due si fossero messi insieme sarebbe stata tutta un’altra storia? Se lo risparmi per lunedì, ci sono altri cinque mesi per continuare a farsi del male.