Punto per punto, Raffaele Fitto replica a Berlusconi. Il disaccordo è pieno, totale.
Sin dalla mattina, prima ancora del secondo round nell’ufficio di presidenza azzurro ribadisce il punto più dolente per il capo: «Primarie per tutti». Ieri, nel primo tempo, al quale Fitto non aveva potuto partecipare, Berlusconi le aveva bocciate senza appello ed era stato quello il vero segno dell’intenzione di arrivare allo showdown con lo sfidante pugliese.

Ma è solo l’antipasto. Quando il sovrano offeso e il giovane ribelle si trovano faccia a faccia, Fitto va giù molto più duro. La sconfitta elettorale, che Arcore aveva minimizzato, è invece «di dimensioni enormi». Ed è inutile prendersela con la malasorte o con il fuorigioco che pesa su Berlusconi: «Siamo stati delle comparse».

Anche sul disegno, peraltro surreale, ipotizzato dal capo, Raffaele Fitto dissente al 100%. Berlusconi vagheggia un centrodestra riunificato, magari con Salvini alla guida e lui stesso a fare da puparo? Fitto boccia il miraggio: «Non esiste che il leader non venga da Forza Italia. E in ogni caso lo si sceglie con le primarie».

E’ il terzo no che l’ex onnipotente incassa in meno di 24 ore: quello di Alfano, quello dello stesso leghista e ora, se non proprio quello del suo stesso partito, almeno di una sua cospicua componente. L’affondo finale è per il rapporto stretto con Renzi: è ora di opporsi sul serio, «Né Forza Renzi, né Forza Salvini».

L’offensiva, pur ampiamente prevedibile, manda su tutte le furie Berlusconi, e a ragion veduta. Da ieri il suo peso specifico, nelle trattative, sarà ancora più esiguo. A fronte di una rivolta interna di queste dimensioni e così ad ampio raggio, il capo azzurro non può garantire nulla. Dei voti a sua disposizione ne controlla meno della metà: 46, voto più voto meno, su 90.

Forza Italia, già smantellata dal voto di domenica, è nel caos, e potrebbe trattarsi del suo ultimo atto.
Ma nel pasticcio ingovernabile ormai fuori di controllo creata dai soci del Nazareno, il naufragio azzurro si ripercuote immediatamente sugli equilibri politici generali, con effetti in prospettiva deflagranti.

Con la guerra civile divampata in Forza Italia, varare la legge elettorale non sarà facile. Ma eleggere il nuovo capo dello Stato sarà un calvario. La partita più ardua e pericolosa, dunque, tutti, Renzi incluso, dovranno giocarla senza rete. E dalla giostra impazzita a questo punto potrebbe davvero uscire fuori qualsiasi nome.