Guardare il mondo da un oblò è un’esperienza che molti di noi amano: il fascino delle nuvole, il blu infinito, l’emozione di sentirsi sospesi tra cielo e terra. Eppure, dietro questa magica esperienza si nasconde un’ombra meno piacevole: l’impatto ambientale del volare. Sì, perché ogni nostra scelta di viaggio lascia una traccia non solo nei ricordi ma anche nell’atmosfera del pianeta.

L’aviazione è responsabile di circa il 3% delle emissioni globali di CO2, ma l’impatto complessivo sull’ambiente va ben oltre questo dato. Oltre alla CO2, gli aerei emettono ossidi di azoto, vapore acqueo e particolato che contribuiscono all’effetto serra e al riscaldamento globale in modi complessi e significativi.

Queste emissioni non solo accelerano i cambiamenti climatici, ma incidono direttamente sulla nostra salute. È quanto emerge da un recente studio scientifico promosso dall’organizzazione europea Transport & Environment secondo la quale migliaia di casi di ipertensione arteriosa, diabete e demenza potrebbero essere collegati alle minuscole particelle (particolato – PM fine ed ultrafine) emesse dai motori degli aerei.
52 milioni di persone, più del 10% della popolazione totale europea, vivono entro un raggio medio di 20 km dai trentadue aeroporti più trafficati d’Europa e sono di conseguenza esposti alle particelle ultrafini prodotte dall’aviazione, secondo la ricerca del CE Delft, uno dei principali centri di ricerca indipendente con sede in Olanda.

Per il momento nessun aeroporto italiano è stato analizzato, ma i dati che ci vengono forniti da città e aeroporti simili (quelli di Roma o Milano per esempio) non possono che preoccupare.

A Parigi 8 milioni di persone subiscono gli impatti negativi dei due aeroporti principali, Charles de Gaulle e l’Orly. L’esposizione alle particelle ultrafini può essere correlata allo sviluppo di condizioni di salute gravi a breve, medio e a lungo termine, inclusi problemi respiratori, disturbi cardiovascolari e infertilità. Secondo la ricerca, l’esposizione alle particelle ultrafini può risultare associata a 350 mila casi di ipertensione arteriosa, 420 mila casi di diabete e 23 mila di demenza in Europa. Lo studio ha analizzato i casi segnalati di queste malattie intorno all’aeroporto di Amsterdam Schiphol e fornisce la prima stima in assoluto degli effetti sulla salute legati alle particelle emesse dagli aerei.

L’esposizione preoccupa moltissimo perché queste possono, attraverso la respirazione, penetrare nel corpo umano; sono state riscontrate nel sangue, nel cervello e nella placenta. Le particelle ultrafini hanno un diametro inferiore a 100 nanometri, sono circa 1.000 volte più piccole di un capello umano. Ad oggi, non esiste alcuna regolamentazione su livelli sicuri di PM ultrafine nell’aria, anche se l’Oms aveva avvertito che si trattava di un inquinante di crescente preoccupazione sanitaria già più di 15 anni fa.

Da tenere in considerazione anche che l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro- Iarc ha inserito nel 2013 il particolato fine ed ultrafine tra i cancerogeni certi per i quali non ci sono livelli di sicurezza nelle esposizioni.

Le particelle ultrafini prodotte dagli aerei vengono emesse ad alta quota, dove favoriscono l’effetto serra, ma anche durante il decollo e l’atterraggio, il che significa che i cittadini che vivono vicino agli aeroporti ne subiscono gli effetti. Le persone che vivono in un raggio di 5 km da un aeroporto respirano aria che contiene da 4 mila a 30 mila particelle ultrafini per cm 3 emesse dagli aerei. Questo livello di inquinamento è simile e forse maggiore rispetto a quello che si rileva in prossimità di strade ed autostrade ad alta intensità di scorrimento. In molte capitali europee si evidenzia anche una forte correlazione tra le persone che hanno le abitazioni vicino a un aeroporto e il loro basso reddito economico. Ciò dimostra ancora una volta che i più vulnerabili sono anche tra quelli che subiscono di più i danni dell’inquinamento.

«Già nel 2010, durante un incontro tra Isde e la Commissione Europea – dichiara Antonella Litta – responsabile del gruppo di studio sugli effetti dell’inquinamento aereo per l’Isde- abbiamo sottolineato come il trasporto aereo contribuisca in modo significativo ai cambiamenti climatici e all’inquinamento ambientale, rappresentando un rischio per la salute delle popolazioni residenti in prossimità di strutture aeroportuali e per i lavoratori degli aeroporti. È stata evidenziata quindi l’importanza di promuovere forme alternative di mobilità a minore impatto ambientale e una maggiore tassazione sul cherosene, nonché la necessità di razionalizzare e ridurre i voli, in particolare quelli low cost che potrebbero essere sostituiti da collegamenti ferroviari, soprattutto in Italia e in Europa. È stata anche discussa l’urgenza di regolamentazioni più stringenti per ridurre l’inquinamento dell’aria e quello acustico generati dal settore aereonautico».