Forte dei 44.845 voti raccolti alle ultime comunali, smanioso di concretizzare una velleità esplicitata in campagna elettorale («Trieste è mia e me la riprendo»), e quelle politiche di sopraffazione e comando che sono la caratteristica della peggior destra triestina, Roberto Dipiazza, sindaco di Trieste al terzo mandato, venerdì scorso ha anticipato la decisione della compagine politica che lo sorregge (Lega Nord-FI-, Fratelli d’Italia) , di togliere dalla facciata del municipio triestino lo striscione di Amnesty International dedicato a Giulio Regeni, il giovane ricercatore sequestrato, barbaramente torturato e ucciso otto mesi e mezzo fa al Cairo, nell’Egitto del generale-presidente Al Sisi. Addirittura lo striscione ha voluto levarlo lui stesso, facendosi aiutare per la rimozione dall’assessore alla Cultura e allo Sport, Giovani Giorgio Rossi. Salvo poi lasciar fare a due operai perché a suo dire, «incapaci», stavano pasticciando con le corde.

Non è bello, né normale quanto sta accadendo a Trieste, e la vicenda dello striscione rimosso non è che l’ultima perla di una amministrazione che, più che guardare a destra, sembra guardare e rifarsi ai tempi bui del più oscuro Medioevo: rifiuto di applicare la legge Cirinnà sulle unioni civili, ordinanze anticlochard e artisti da strada , tolleranza zero per writers e migranti, attacco alle politiche di solidarietà ed accoglienza, ripristino di toponomastica fascista, tentativo (fallito) di impedire la commemorazione dei martiri e delle vittime delle leggi razziali promulgate a Trieste da Mussolini il 18 settembre 1938..

Se si vuol far ridiventare Trieste laboratorio di cultura della destra neofascista ed antieuropeista del XXI secolo e punto di riferimento per la realizzazione di altre iniziative del medesimo tenore, questi episodi lo dimostrano in modo netto.

Lo striscione fortunatamente è comunque riapparso sul Palazzo della Regione, che si affaccia sulla stessa piazza dell’Unità, per iniziativa della presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, apertamente contraria alla decisione del sindaco di Trieste Dipiazza.

Va detto che però, dopo il fallimento della giunta di centrosinistra e la sparizione della sinistra dai banchi dello stesso consiglio comunale, il presidio delle istituzioni democratiche si è complessivamente rarefatto.

In ogni caso Trieste democratica domani, lunedì 10 ottobre, sarà in Piazza Unità dalle 18.30 alle 21,30, proprio sotto le finestre del Municipio a manifestare tutta la propria avversione e contrarietà, raccolta a presidio di una elementare rivendicazione di rispetto della dignità umana e dei sentimenti delle persone, del loro dolore e della loro solidarietà.

Ieri tutta la prima pagina del Piccolo, il quotidiano storico della città, era occupata dal testo dello striscione «Verità per Giulio Regeni»: la sua vicenda è divenuta una questione non solo nazionale ma europea ed internazionale. Altri media potrebbero fare altrettanto. Pur simbolico sarebbe un gesto esemplare, che aiuterebbe la battaglia per ottenere «verità e giustizia per Giulio Regeni» .