Al Viminale per ora tacciono e si adeguano, ma il basso profilo imposto da Matteo Renzi sui migranti non convincerebbe nessuno ai piani alti del ministero, nemmeno il ministro Angelino Alfano. Non che le cose dette dal premier quando ricorda che i numeri degli sbarchi sono in linea con quelli avvenuti l’anno scorso, non siano vere. Anzi. Dal primo gennaio a ieri sono 47.140 le persone arrivate sulle nostre coste, il 4,06% in più rispetto al 2015. Ma cosa accadrebbe se la situazione dovesse cambiare nelle prossime settimane? Se dalla Libia le partenze dovessero intensificarsi ulteriormente fino a mettere davvero in difficoltà un sistema di accoglienza che tutto sommato ancora regge? E soprattutto, ed è la cosa che preoccupa maggiormente, come si giustificherebbero allora con l’opinione pubblica le dichiarazioni rassicuranti di oggi?

Insomma per quanto veritiera, la strategia improntata sulla calma voluta da palazzo Chigi rischia di trasformarsi in un boomerang e di offrire il fianco ai populisti di sempre. Anche perché, un po’ come accade con la sicurezza, le immagini dei barconi stracarichi di uomini, donne e bambini che ormai ogni giorno si vedono sui giornali e nelle televisioni danno a chi guarda una percezione di quanto sta accadendo che poco si concilia con i toni rassicuranti di questi giorni.

Per di più è vero che, al di là di alcuni titoli allarmistici oltre modo, i problemi non mancano. Ad esempio il tavolo avviato con le Regioni per discutere la distribuzione dei migranti da più di un mese non viene convocato, e non certo per volontà delle Viminale.

Tra le cause di questa «pigrizia», come qualcuno con un eufemismo definisce questa inerzia, c’è la resistenza di alcuni governatori e il fatto non cento secondario che tra meno di una settimana si vota.

Per questo il Viminale ha inviato una circolare alle prefetture chiedendo di trovare almeno 70 posti letto in ogni provincia. Il piano nazionale messo a punto per il 2016 prevede una capacità di accoglienza per 150 mila persone.

Attualmente i migranti ospitati sono 119.294. A questi vanno aggiunti circa 13 mila minori non accompagnati, più del 90% dei quali ha più di 16 anni. L’emergenza vera è rappresentata da loro. Le competenze sulla loro accoglienza oggi sono del Viminale, ma manca una legge specifica che li riguardi visto che quella attuale – la legge 328 del 2.000 – era stata pensata per i minori italiani che scappano da casa. Situazione ben diversa da quella vissuta oggi dalle migliaia e migliaia di piccoli migranti che arrivano in Italia senza nessun adulto di riferimento.

Altro punto caldo sono gli hotspot e in particolare quelli siciliani.

Al Viminale non fanno che ripeterlo: tremila-quattromila migranti non sono un problema, ma se arrivano tutti insieme lo diventano.

E’ quello che è accaduto nella scorsa settimana, quando gli arrivi sono stati addirittura 12 mila. Gli sbarchi a catena hanno rallentato le procedure di identificazione negli hotspot e creato una situazione di sovraffollamento delle strutture: 306 a Lampedusa, 537 a Trapani, 324 a Pozzallo.

Intanto si aspetta che l’Europa faccia le sue mosse, ma nel frattempo palazzo Chigi continua a spingere sul migration compact presentato nelle scorse settimane e che in qualche modo sta entrando a far parte dell’agenda di Bruxelles.

Per il 7 giugno è prevista al presentazione del piano messo a punto dal vicepresidente della commissione Ue Timmermans a dalla responsabile della politica estera europea Mogherini su come intervenire in Africa, piano che ha come base la proposta italiana e che dovrebbe prevedere una serie di investimenti nei paesi di origine e di transito de migranti. Progetti di cooperazione mirati allo sviluppo del paese, in cambio di una maggiore impegno nel controllo delle frontiere e nel predisporre campi dove accogliere i profughi.