A Porta a Porta, alla ripresa ufficiale delle ospitate tv, Matteo Renzi deve ammettere che non tutto è andato come da previsioni: il tempo dei fuochi artificiali, di moda quando si insediò a Palazzo Chigi, è bello che andato. Male il Pil, che quest’anno crescerà «intorno allo zero». Ed è confermato che sugli 80 euro non c’è trippa per gatti, o meglio per pensionati, incapienti e partite Iva, che non vedranno l’agognato allargamento della platea: «Non sono ancora in condizione di farlo». Ma l’invito agli italiani è di «smetterla di cedere alla cultura del piagnisteo». Il presidente del consiglio, insomma, chiede ancora credito.

Ecco dunque le previsioni sul Pil: quest’anno, spiega il premier a Bruno Vespa, sarà «intorno allo zero e non è sufficiente per ripartire: i dati nel 2014 non saranno entusiasmanti». L’Italia, ha spiegato Renzi, ha perso posizioni in questi anni: -2,4% nel 2012, -1,9% nel 2013, ora intorno allo zero. «Abbiamo rallentato la caduta».

«Potrebbe avere qualche miglioramento il rapporto del debito sul pil, dal 137% al 135%. Ma sulla crescita non cambierà sostanzialmente niente», ha concluso Renzi.

Quanto alla nuova legge di stabilità, il presidente del consiglio ha annunciato che «avremo un’ulteriore riduzione del costo del lavoro. Che finanzieremo con la riduzione della spesa». Il governo sta valutando sia un taglio dell’Irap che un intervento sui contributi.

Ma ci sarà anche la conferma, per chi li ha già avuti, degli 80 euro: «È chiaro che c’è un sentimento di sfiducia – ha osservato Renzi commentando il fatto che gli italiani ancora non li hanno spesi – ma noi siamo in grado di assicurare che per quella platea sono garantiti. Poi si dovrebbe allargare la platea, ma non sono ancora in condizione di farlo». Le risorse, secondo il premier, si potranno ottenere «recuperando 20 miliardi con la spending review. Soldi che potremmo usare anche per altro: abbassamento delle tasse o investimenti in settori strategici».

E se si nomina la spending review, viene subito in mente lo scontro, poi in qualche modo ricomposto, con il commissario Claudio Cottarelli. Renzi nega che ci sia stata una rottura, anche se conferma che in pratica Cottarelli lascerà dopo la legge di stabilità: «Ha chiesto tre mesi fa di poter andare a Washington al Fondo monetario anche per motivi di famiglia. Io gli ho detto: “Però la legge di stabilità la fai con noi”. Poi io sono dell’idea che la spending la fai comunque, con o senza Cottarelli».

Sul nodo delle pensioni, il premier ammette una divergenza con il commissario alla revisione della spesa. «Nel primo piano che Cottarelli presentò voleva tassare le pensioni sopra i 2 mila euro e gli ho detto di no– spiega Renzi – Non è che dai i soldi a quelli che prendono meno di 1.500 euro e li vai a prendere a chi prende 2 mila. Pensione d’oro non è 2-3 mila euro al mese, poi è chiaro che se c’è la pensione da 90 mila euro al mese intervieni. Sarebbe un grave errore suscitare il panico tra i pensionati per recuperare 100 milioni».

Almeno su questo fronte, forse i sindacati saranno tranquillizzati. Restano però, come sappiamo, i nodi del contratto degli statali, e lo sciopero annunciato dalle forze di polizia. «È illegale, va contro la legge – dichiara duro il presidente del consiglio – I loro sindacalisti si sono comportati in maniera indecorosa». Renzi ammette poi che i soldi per sbloccare i salari «già possono essere trovati», ma aggiunge: «I sindacalisti si rimangino tutto quello che hanno detto per rispetto ai loro colleghi e poi si ragiona».

Infine, il Pd. «Non ci penso nemmeno un nanosecondo» a lasciare la segreteria, dice Renzi. Domani la direzione del partito, venerdì la nuova segreteria. L’invito alla minoranza è di rimandare tutte le sfide al 2017, al prossimo congresso.