«Alexis, il tuo arrivo per me è una benedizione. In Europa smetteranno di considerarmi un pericoloso uomo di sinistra, in Italia smetteranno di considerami un pericoloso uomo di destra. Forse». Quando arriva davanti ai cronisti – Palazzo Chigi, sala gremita, stampa internazionale, schieramento di telecamere da grande evento – Matteo Renzi è in gran forma, si piazza nel suo podio e ci scherza su («Vedete?, sono alla sinistra di Tsipras»), chiede il Rocci (il vocabolario-istituzione per chi ha fatto il liceo classico), autoironizza sul suo greco («So dire kalokagathòs», bello e buono) insomma renzeggia da grande occasione. Ma anche Alexis Tsipras sfodera grandi sorrisi. L’incontro fra il presidente del consiglio italiano e il primo ministro greco dura poco più di un’ora. Tsipras ha scelto di iniziare dall’Italia il suo tour europeo che lo porta oggi a Bruxelles da Jean Claude Junker e domani a Parigi da Francoise Holland per istruire la delicatissima trattativa del nuovo governo greco con la commissione europea. Obiettivo: preparare il tavolo del consiglio del 12 febbraio- lì per la prima volta incontrerà Angela Merkel – poi quello dell’Eurogruppo il 16 e l’Ecofin il 17. Il primo ministro greco deve rassicurare i paesi creditori e provare a tirare quelli socialisti dalla sua parte. In questa prima missione si gioca tutto: a Atene deve arrivare un messaggio di fiducia per chi ha appena messo il suo destino nelle mani di questo quasi quarantenne – è di sei mesi più giovane di Renzi – e a Berlino e Bruxelles deve arrivare l’immagine di un leader affidabile cui accordare la possibilità di non strozzare il suo paese.

All’Italia, terzo creditore della Grecia, il successo di Tsipras porterebbe un dividendo di flessibilità e una rinfrescata all’immagine interna dell’ex presidente dell’Unione che non ha cambiato di una virgola i trattati. Per questo il tono fra i due è cordiale e il match finisce win-win. Con reciproca soddisfazione.

Renzi lusinga il collega e lo iscrive al club dei telemachi vincenti: «Apparteniamo alla stessa generazione di persone che fanno fatica a trovare lavoro», e nonostante le provenienze politiche diverse, un ex popolare e un comunista, «abbiamo in comune l’idea di restituire alla politica la possibilità di cambiare le cose». Gemella i due paesi: «L’Italia e la Grecia sono le due superpotenze culturali del passato che devono diventare il laboratorio per il futuro», sorvolando sulle ricette di segno opposto scritte nei programmi dei due governi. Schiera – ma siamo sempre alle parole – l’Italia «a supporto della «stessa grande speranza». L’incontro fra i due, conclude, «non è che l’inizio».
Tsipras gli risponde con lo stesso tono, anche lui la sa lunga: «Non è formale dire che questo incontro è stato costruttivo. Non ho imparato l’italiano ma posso dire che parliamo la stessa lingua, quella della verità». Ammette Renzi nel club del cambiamento: «I nostri popoli hanno sofferto ingiustamente, c’è bisogno di una svolta per la crescita». Poi entra nel merito. Il governo greco è «aperto ai suggerimenti dei partner europei su strade alternative, purché si punti alla crescita», sottolinea. «L’Europa si trova davanti un crocevia e la Grecia vuole contribuire al cambiamento politico». Il tono è rassicurante, il greco punta a trovare un accordo perché «la rovinosa politica di austerità ha creato numerose spaccature e noi non vogliamo crearne un altra tra nord e sud». E illustra i titoli della proposte, che però sono state affrontate un’ora prima dai ministri economici Paoan e Varoufakis: «Ci serve il tempo necessario a elaborare un progetto di ripresa economica a medio termine che conterrà le necessarie riforme», invita «i cittadini e i creditori europei a non aver paura», quelle di Syriza sono «nuove idee per trovare soluzioni di reciproco vantaggio», semmai – ecco il messaggio – «ci sarebbe da avere paura se si persistesse in questo vicolo cieco che ha portato a questo ingigantimento del debito con la necessità di finanziarlo attraverso nuovi prestiti europei». Le politiche della troika hanno fatto aumentare il debito greco «hanno fatto scappare investimenti invece di attirarli e creato drammi sociali».

A questo punto Renzi, senza perdere il sorriso, precisa che però «non abbiamo discusso nel merito delle singole proposte, che saranno portate nei tavoli delle decisioni». Di fondo l’Italia conferma che «è necessario rispettare le regole». Ma «l’Italia sarà sempre desiderosa di ascoltare, confrontarsi e condividere». Le regole vanno rispettate, insomma. Ma Tsipras ha già risposto: «Noi proponiamo idee diverse proprio per rispettare gli obblighi assunti, senza creare nuovo deficit e senza obbligare ad infinitum i contribuenti europei a pagare per nuovi prestiti che servono a coprire i prestiti precedentemente contratti dalla Grecia». Insomma le proposte greche convengono a tutti, creditori in cima. È un linguaggio cifrato, ma ha ragione Tsipras a dire che i due leader parlano lo stesso linguaggio.

Finale con doni, prima che il leader greco vada a incontrare la presidente della canera Laura Boldrini e poi i ’suoi’ italiani della Brigata Kalimera: il leader greco ha giurato di non mettersi la cravatta fino alla vittoria, Renzi gli regala una cravatta italiana, buon auspicio. Da una busta griffata Feltrinelli a sua volta Tsipras tira fuori un cd di pizzica e taranta, musica pugliese, «musica della Magna Grecia», come dire: attenzione, c’è Grecia anche in Italia.