Il parlamento turco ha concluso domenica la prima fase delle votazioni dei 18 articoli di cui è composta la riforma costituzionale promossa dal governo Akp. Il lavoro parlamentare sulla bozza ricomincerà domani, quando si voteranno le mozioni che i parlamentari hanno presentato nel corso del primo giro di voti.

Il governo, che ha imposto ritmi serrati con una serie consecutiva di sedute parlamentari notturne, conta di concludere le votazioni per sabato 21.

L’alleanza tra il partito di governo Akp ed il partito nazionalista di ultradestra Mhp è riuscita a far passare tutti e 18 gli articoli della bozza, riuscendo ad ottenere ad ogni votazione una media di 343 consensi rispetto ai 330 necessari per l’approvazione. Evitato quindi dal governo il rischio di scontenti e franchi tiratori, che aveva tenuto banco nei giorni precedenti e alimentato le speranze dei partiti d’opposizione.

Questi intanto affilano le armi per il secondo round di voto e il sempre più probabile referendum popolare con cui la cittadinanza turca sarà chiamata a ratificare il voto del parlamento e già annunciato per inizio aprile dal vice premier Kurtulmus.

Secondo la legge turca, il presidente Erdogan avrà 15 giorni di tempo per rimandare la legge alla camera o approvarla. Una volta ottenuta l’approvazione, la riforma dovrà essere sottoposta a referendum la prima domenica entro 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.

Il partito Chp ha avviato tre giorni di mobilitazione popolare con un’iniziativa simbolica rivolta ai cittadini, chiamati ad «alzarsi in piedi» in difesa dello Stato e per dimostrare la propria contrarietà al progetto di riforma in discussione.

Non si placano intanto le polemiche attorno ai tentativi del governo di trasformare il voto segreto in un voto palese. Özgür Özel, vice capogruppo del partito repubblicano Chp, ha promesso battaglia nel caso l’Akp tenti ancora di violare la sacralità del voto segreto e faccia pressione sui colleghi. Le opposizioni ritengono che il governo stia facendo di tutto per evitare defezioni nelle fila dei due partiti Akp e Mhp.

Critiche giungono anche da fuori il parlamento: un gruppo di 77 ex diplomatici turchi ha sottoscritto un documento dove esprime forte allarme nei confronti di una riforma costituzionale che può innescare pericolose crisi interne ed esterne in un momento storico delicato: «La riforma mette in serio pericolo la natura democratica, secolare e fondata sullo stato di diritto dello Stato turco».

Critiche anche verso la scelta di tenere questo percorso di riforma durante lo stato di emergenza, che impedisce ai cittadini di formarsi una libera opinione sulla riforma.

I co-rappresentanti dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Pace), Ingebjørg Godskesen e Marianne Mikko, hanno concluso la loro visita di quattro giorni in Turchia. Nel loro primo rapporto hanno dichiarato che «le votazioni in corso al parlamento turco hanno polarizzato il clima politico nel paese».

«La rimozione delle immunità parlamentari nel maggio 2016 è un provvedimento che non combacia con i principi adottati dal Consiglio d’Europa, di cui la Turchia fa parte, e ha portato all’arresto di 12 parlamentari d’opposizione Hdp», aggiungono.

Ai co-rappresentanti è stato negato, senza motivazione, il permesso di fare visita in carcere ai co-segretari Demirtas e Yuksekdag. «Mentre è diritto dei cittadini turchi scegliere il proprio sistema politico, è dovere della Turchia garantire che ogni revisione della costituzione sia aderente ai principi fondanti del Consiglio e, in quest’ottica, nutriamo forti perplessità».

Il Consiglio d’Europa ha dato mandato alla commissione di Venezia, l’organo di esperti legali, di stilare per il 10 marzo un rapporto sui cambiamenti alla costituzione turca.

A Diyarbakir ieri è esploso un ordigno (attribuito al Pkk) al passaggio di un veicolo della polizia: 3 poliziotti uccisi.