Il ddl Bilancio ieri è stato «bollinato» dal Presidente della Repubblica ed è così stato inviato alla Camera (dovrebbe essere incardinato in Commissione Bilancio mercoledì): nella Relazione tecnica viene confermata la sanatoria per i contanti, anche se qualche settimana fa, dopo le proteste per la cosiddetta «norma Corona», era saltato il forfait al 35%. Il governo punta a reperire dai contanti quasi un terzo della somma totale attesa dalla voluntary disclosure, e cioè circa 600 milioni di euro: in particolare, secondo il testo, la platea di soggetti interessati alla riapertura dei termini dell’intera voluntary è di oltre 27 mila soggetti.

L’importo dell’imposta media è di quasi 37 mila euro, il che porta la stima di incasso a circa 1 miliardo di euro. Gli altri 600 milioni degli 1,6 miliardi totali messi in preventivo deriverebbero invece dagli effetti della collaborazione volontaria «aventi ad oggetto denaro contante e valori al portatore».

Su un’altra norma contestata negli ultimi giorni – un presunto sconto fiscale ai «Paperoni» che volessero spostare la residenza dall’estero all’Italia – è arrivato un chiarimento del ministero dell’Economia: non sono norme «pro-Paperoni» – spiega il Mef – ma misure tese ad attirare lavoratori altamente qualificati (manager e imprenditori) senza alcuno sconto sulle imposte da pagare in Italia. Il regime dedicato ai cosiddetti «residenti non-domiciliati», allineato a quanto già previsto in Francia, Spagna, Portogallo e Regno Unito, prevede una «tassazione piena del reddito di fonte italiana» e un’imposta sostitutiva pari a 100 mila euro da applicare sui redditi prodotti all’estero. Tali redditi ‎rimangono assoggettati alle imposte degli Stati nei quali vengono prodotti e non danno diritto, sottolinea il ministero, ad alcun credito d’imposta in Italia. L’incentivo dura 15 anni, è soggetto a interpello preventivo e può essere utilizzato solo da coloro che siano stati residenti all’estero per almeno 9 degli ultimi 10 anni antecedenti il rientro.

Intanto sul fronte pensioni la legge ha fatto diversi passi indietro rispetto ai precedenti impegni presi dal governo, o comunque se si rapporta l’attuale formulazione del ddl Bilancio con le esigenze di alcune categorie che necessitano di particolari tutele, come gli esodati e le lavoratrici. Il presidente della Commissione Lavoro Cesare Damiano infatti invoca una correzione – tramite emendamento – sull’ottava salvaguardia e l’Opzione donna.

«Ci risulta – spiega Damiano – che, nella parte (del ddl Bilancio, ndr) dedicata alla ottava salvaguardia, ci sia quello che noi riteniamo un grave errore: un cambio di data che riguarda il termine per l’ingresso nella mobilità. Nella settima salvaguardia avevamo conquistato il 31 dicembre del 2014 che, inspiegabilmente, è stato retrocesso al 31 dicembre del 2012». Serve una correzione, perché altrimenti dalla salvaguardia verrebbero esclusi esodati di imprese come «Alitalia ed ex Eutelia». Allo stesso modo, Damiano chiede chiarezza sui risparmi di Opzione donna, da utilizzare per «prolungare» questa opportunità.

Altri particolari emersi dal ddl Bilancio: per sterilizzare la clausola di salvaguardia sull’Iva nel 2018 serviranno 19,571 miliardi, che salgono a 23,25 miliardi nel 2019. Previsti anche aumenti di accise per 350 milioni di euro.