Era nell’aria da giorni e questa mattina ha avuto i crismi dell’ufficialità: la Corte Costituzionale ha dichiarato illegittima la cosidetta Robin tax. La normativa del 2008 – governo Berlusconi, voluta da Tremonti – che fissa un’addizionale Ires – e dunque più tasse – per le compagnie energetiche. La notizia alleggerisce notevolmente i bilanci delle aziende, sebbene la stessa Corte abbia deciso di non rendere retroattivo l’effetto della sentenza «l’impatto macroeconomico delle restituzioni dei versamenti tributari determinerebbe uno squilibrio del bilancio dello Stato» tale da implicare «una manovra finanziaria aggiuntiva». Il governo quindi dovrà coprire il buco di bilancio solo per il 2015, ma la cifra da trovare è tutt’altro che piccola: si tratta di circa un miliardo di euro che Renzi e Padoan dovranno reperire in maniera diversa con un provvediemento ad hoc o con una manovra correttiva.

Per il 2014, anno fiscale a partire dal quale è presumibile che la tassa, in base alla sentenza della Consulta che la dichiara incostituzionale ma senza effetto retroattivo, non sarà più dovuta, l’importo sarà probabilmente inferiore: non solo perchè la crisi dei consumi e il calo del prezzo del greggio hanno probabilmente avuto un impatto negativo sui bilanci delle società, che devono ancora essere chiusi nella maggior parte dei casi, ma anche perchè l’aliquota dell’imposta, dopo tre anni al 10,5%, è ritornata a 6,5 punti percentuali.

Probabile però che il governo prenda spunto dalla stessa sentenza per rimodulare la ratio del provvedimento, spostandolo solamente da un’imposta – l’Ires – ad un’altra o ad un altro imponibile. Per la Corte infatti la Robin Tax «ha previsto una maggiorazione d’aliquota di una imposizione, qual è l’Ires, che colpisce l’intero reddito dell’impresa» e non i soli «sovra-profitti», perchè manca «un meccanismo che consenta di tassare separatamente e più severamente solo l’eventuale parte di reddito suppletivo connessa alla posizione privilegiata dell’attività esercitata dal contribuente al permanere di una data congiuntura». Una buona indicazione al governo per correggere l’errore.

La notizia ieri ha fatto subito volare i Borsa le aziende coinvolte che da Terna ha guadagnato il 2,26%, Snam il 2,96%, Enel Green Power il 2,19%, A2A l’1,19%, Enel lo 0,36% e Iren il 3,87% ed Erg lo 0,92%. Secondo uno studio di Mediobanca Securities la società che beneficia di più dell’abolizione della Robin Tax è Terna, con un impatto sull’utile per azione (eps) di 55 milioni l’anno (pari al 10% dell’eps), Snam di 90 milioni di euro l’anno (8% dell’eps), Enel di 200 milioni (7% dell’eps), Enel Green Power di 30 milioni (7% dell’eps) per le ex municipalizzate ed Erg l’impatto atteso è del 5% dell’eps. Secondo i calcoli degli analisti di Piazzetta Cuccia, l’imposta ha comportato pagamenti extra a Enel per più di 2 miliardi, a Snam di circa 500 milioni, a Terna di 300 milioni.