In un clima di caccia al sindacato «sabotatore» della «sicurezza» e dell’«ordine pubblico», l’Unione Sindacale di Base (Usb) ha confermato lo sciopero del trasporto pubblico di venerdì 7 agosto dalle 8.30 alle 12.30 contro la decisione dell’Atac che ha disdetto gli accordi del 1962; contro il piano industriale che prevede l’aumento dell’orario di lavoro trasformando lo straordinario in ordinario. L’annuncio dello sciopero aveva creato una levata di scudi di natura «securitaria»: minacce di precettazioni con l’alibi di un’«emergenza» nel settore trasporti a Roma che alimenta da settimane una campagna battente. Ieri il sindacato di base ha partecipato ad un incontro in Prefettura a Roma, dichiarandosi disponibile a revocare lo sciopero a condizione che l’Atac manifestasse altrettanta responsabilità.

Uno dei punti della contesa è il «manuale dell’operatore di esercizio» che l’azienda ha consegnato ai lavoratori. Nel testo sarebbe contenuto un «chiaro invito» agli autisti a violare il codice della strada e alcune leggi sul servizio di trasporto pubblico locale, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini. Nella ricostruzione fornita dall’Usb i rappresentanti dell’Atac avrebbero risposto con una generica disponibilità al ripristino «del decoro e della sicurezza degli impianti fissi». Davanti al muro di gomma, l’Usb ha deciso di confermare lo sciopero di venerdì. A dimostrazione che la condizione dei lavoratori del trasporto pubblico della Capitale è molto delicata, e necessita di una immediata mediazione della politica, sempre venerdì è stata annunciata un’altra mobilitazione sulle linee di bus periferiche, gestite dalla società Roma Tpl. Cgil, Cisl e Uil hanno indetto uno sciopero di 4 ore, dalle 8,30 alle 12,30.

Per l’Usb è chiara la posta in gioco in questi giorni infuocati a Roma. L’attacco è al diritto di sciopero in tutto il paese. Per questo ieri il sindacato ha inviato una lettera ai parlamentari dove si analizzano gli «scioperi impropriamente definiti selvaggi», ad esempio all’Alitalia o le assemblee sindacali a Pompei, oltre ai problemi nell’Atac. «Sono episodi strumentalizzati dal governo per portare avanti una crociata e inasprire una legge che già limita fortemente gli scioperi nei servizi pubblici essenziali».

Questa campagna, raccolta dallo stesso sindaco di Roma Ignazio Marino, sarebbe tesa alla «privatizzazione» del servizio pubblico o alla sua collocazione parziale nelle mani dei privati. «La titolarità del diritto di sciopero – aggiunge l’Usb – non spetta ai sindacati, maggioritari o meno che siano, bensì ai lavoratori». Il riferimento è all’annunciata legge sulla rappresentanza sindacale: «Emerge da alcune proposte in Parlamento l’intenzione di trasferire l’esercizio del diritto di sciopero dal singolo lavoratore al sindacato: sarebbe come trasferire il diritto di voto dal cittadino al partito». «Vi chiediamo di riflettere con attenzione su questo tema delicato».