In vista del consiglio dei ministri del 29 agosto che tra l’altro dovrebbe approvare lo «Sbocca Italia», Scelta Civica mette altra carne al fuoco, chiedendo a Renzi di mettere all’ordine del giorno un decreto legge da chiamare «Disbosca Italia». Si tratterebbe di tagliare immediatamente 1.500 società partecipate dagli enti locali.

Scelta civica – che ha illustrato la proposta sul suo sito – si basa sui dati illustrati dal procuratore generale della Corte dei Conti (il costo per lo Stato di queste società è pari a 26 miliardi, ha spiegato) e sul rapporto del commissario alla spending review Carlo Cottarelli («non riesco a trovare un termine migliore di ’giungla’ per descrivere il mondo delle partecipate locali», ha scritto sul suo blog) dal quale risulta che circa 1.300 società hanno un fatturato sotto i 100.000 euro, 3.000 hanno meno di 6 addetti e 2.123 neppure uno.

In particolare, Scelta civica chiede al governo di eliminare «in pochi mesi 1.500» approvando le seguenti misure: divieto per qualsiasi soggetto pubblico di mantenere partecipazioni in società non quotate nelle quali la presenza complessiva delle amministrazioni sia inferiore al 10%; la soglia complessiva per le nuove partecipazioni deve essere fissata al 20%; qualsiasi deroga deve essere autorizzata dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, come propone Cottarelli. Qualsiasi partecipazione inferiore a queste soglie dovrebbe essere dismessa entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto.

E ancora, obbligo di dismettere, riassorbire o chiudere qualsiasi società con meno di 10 addetti alla data del 31 luglio 2014, o con un fatturato dell’ultimo anno inferiore ai 100.000 euro, sempre entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto. Quarta richiesta: obbligo per i comuni con meno di 30mila abitanti di sostituire con amministratore unico, sempre entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto, tutti i consigli di amministrazione delle società in perdita.

Altra misura proposta, una riduzione del 10% di tutti i trasferimenti dallo Stato centrale alle amministrazioni locali che non adempiano agli obblighi di trasparenza vigenti entro il 31 dicembre 2014 e non ottemperino agli obblighi di dismissione previsti dal decreto stesso. Infine la previsione, in caso di inadempimento, di sanzioni a carico degli amministratori delle società inadempienti e dei membri degli organi delle amministrazioni locali interessate pari al 20% della retribuzione lorda annua.

«In questo modo – conclude il partito – si potrà ridurre drasticamente il numero delle partecipate ben prima della scadenza del termine di tre anni che il presidente del consiglio si è proposto per ridurle da 8.000 a 1.000».