Spulci il famoso libro online delle Buona Scuola e scopri l’inganno. Per esempio su come risolvere la supplentite, malattia di cui soffrirebbero i docenti italiani precari e non. Senza spendere un soldo. Non è neppure una grande novità, visto che già si applica da anni nella scuola primaria italiana. Dunque, un docente è malato e non viene a scuola. Come sostituirlo se non c’è? Semplice, utilizzando un altro docente che non è in servizio perché non è il suo turno di lavoro. Questo perché i docenti, all’interno di reti di scuole, metteranno a disposizione una apposita Banca delle ore. Le linee guida sono poco chiare su questo punto: ma pare che ogni docente sarà “dotato” di una banca delle ore che potranno essere usate per attività didattiche di ogni genere.

Il docente “guadagna delle ore” supplendo il docente malato; queste ore eccedenti verranno inserite all’interno della sua “banca”. Verranno pagate? No. Ma il docente potrà recuperarle non venendo a scuola. Quando? Qui sta la fregatura: quando le scuole sono chiuse, quando cioè non ci saranno studenti a scuola. Nei giorni di vacanza? Praticamente. La cosa tremenda è questa: le ore da fare in più capitano al docente sui denti, per usare un eufemismo, cioè senza preavviso, quando occorre sostituire un collega assente per malattia. Ma queste ore che fa in più, non pagate, naturalmente non possono essere scalate dalle ore settimanali. In sintesi, tutti i docenti hanno un orario di lavoro settimanale nel quale sono pagati. Poi devono mettere a disposizione delle ore per le supplenze: gratuitamente. La cosa più spiacevole è che non sanno di preciso quando dovranno fare queste loro ore “strordinarie”. Perché chi è ammalato, non lo sa con anticipo. Risultato finale, per tutti i docenti: non c’è un orario di settimanale preciso, ma occorre sempre essere a disposizione. Lavori sulla classe – senza tener conto del tempo che occorre per preparare le lezioni e correggere i compiti – per 4 o 6 ore al giorno? Ricordati però che nelle altre 2 potresti essere chiamato a fare una supplenza. Ciò che sottintende a questa idea: il docente, dopo le ore di lavoro pagate, non ha niente da fare e può fare del volontariato. Soprattutto i sindacati ma anche i giudici del tribunale del lavoro dovrebbero rispondere a questa precisa domanda: è possibile che io, docente, alle 7 del mattino non sappia ancora il mio effettivo orario di lavoro che svolgerà oggi, a partire dalle ore 8, a scuola? Perché è questo che accadrà. Posso rifiutarmi di cambiare il mio orario di servizio del giorno perché magari avevo preso altri impegni dopo l’orario di lavoro che era previsto fino a 10 minuti fa? E di fronte a un ordine di servizio del dirigente scolastico che mi obbliga a cambiare nel corso della giornata il mio orario di lavoro, lo potrò fare senza avere ritorsioni disciplinari?

Mio fratello è elettricista in una fabbrica. Per la “reperibilità” è pagato. Anche in caso che poi la sua presenza non sia necessaria. Nei confronti dei docenti italiani questa “reperibilità” invece non è pagata neppure nel caso che il docente debba cambiare durante la giornata il suo normale orario di servizio per effettuare più ore. E’ normale? Ed è normale che queste ore non vengano considerate eccedenti rispetto ad un contratto nazionale, ma regalate? Ringrazio anticipatamente gli esperti in materia per fornire a tutti i docenti italiani risposte esaustive su questi punti.