Se aprite la pagina Wikipedia e digitate «morti nel 1947» troverete una lista di scienziati, artisti, sportivi, criminali, imprenditori, e tra questi ultimi, anche Henry Ford, inserito nel calderone senza distinzioni di sorta quasi che il fordismo e il post fordismo riguardassero qualcun altro. Accadrebbe lo stesso, più o meno, se la ricerca riguardasse i «morti nel 1958», dove non troverete ovviamente Henry Ford ma ad esempio la principessa Ingeborg di Danimarca. A questo punto possiamo veramente dire che il 1947 fu un Annus Horribilis? E il 1958 come dovremmo definirlo?
Più di uno in quegli anni pianse la scomparsa di grandi personaggi, nessuno di loro però poteva sapere che proprio nel 1947 nasceva David Bowie e che undici anni dopo sarebbe stata la volta di Prince. Come la mettiamo, allora?

 

 

 

Tutti quelli che oggi definiscono il 2016 un Annus Horribilis, sanno di cosa stanno parlando veramente? Cioè, sanno chi nel frattempo è nato? No, non possono esserne consapevoli e quindi dovrebbero fare attenzione quando attribuiscono all’anno che se ne sta appena andando l’etichetta di «Horribilis». Da qualche parte potrebbe esserci un neonato che inventerà la macchina del tempo o il tele-trasporto o entrambi, perché no? Per non parlare del cinema proiettato direttamente nelle nostre teste o di colui che, in attesa del tele-trasporto, ha portato a termine la costruzione del Ponte che unisce Roma a Cagliari.

 

 

 

La verità è che se poco ne sappiamo della morte e di che cosa accada dopo, anche se al momento l’ipotesi più gettonata è quella di scomparire nel nulla (e nel caso vi fosse un dio, si spera che non sia così permaloso da punire lo scetticismo del laico e non sia troppo europeo da chiudere le frontiere del paradiso a coloro che dubitano), tanto meno ne sappiamo della nascita, del venire al mondo.
Può apparire cinico non preoccuparsi di coloro che se ne sono andati per sempre, ma almeno di questi conosciamo tutto, grazie anche ai cantori o frequentatori degli obitori che hanno già pronta nel cassetto l’orazione funebre. E soprattutto, non crediamo che tra i lettori di questo articolo o gli inconsolabili utenti di Facebook vi sia qualcuno che abbia passato il Natale osservando la sedia vuota dove si appoggiava Bowie. In compenso, in molti avranno riascoltato i dischi del Duca Bianco o, per chi improvvisamente si fosse reso conto che il mondo non è più lo stesso senza Carrie Fischer, altrettanti avranno rivisto a ciclo continuo la prima trilogia di Guerre Stellari.

 

 

 

Il nostro spassionato consiglio è di darci appuntamento al 2046 per esprimere un giudizio pù corretto sul 2016, ammesso che la natura, le guerre, l’inquinamento ci abbiano risparmiato. E ammesso che l’inventore della macchina del tempo non sia tornato indietro e abbia trovato il modo di far vivere Bowie, Prince e tutti gli altri, cancellando questo articolo e tutti i post che hanno confuso il 2016 con gli anni Quaranta del secolo scorso.