L’estate giapponese è da circa quattrocento anni a questa parte il periodo che più viene identificato con i fantasmi e le storie del terrore, specialmente quelle relative al ritorno degli spiriti dall’oltretomba o dall’oltremondo. Sebbene le storie di fantasmi o spiriti, in giapponese yuurei, siano documentate sin dal lontano periodo Heian, è durante il periodo Edo (1603–1868) che raccontare queste leggende o storie diventò una sorta di tradizione. Nello stesso periodo entrò inoltre in uso il termine kaidan: letteralmente narrazioni o storie di cose strane o bizzarre, che nel suo significato più ampio andrà poi a denotare storie di fantasmi con forti legami col folklore giapponese.

Ma questa declinazione spettrale dell’estate giapponese ha anche una delle sue origini nel cosiddetto Obon, il periodo in cui, secondo la religione buddista, le anime degli antenati ritornano a far visita al nostro mondo, un’usanza che si celebra a metà agosto, le date possono cambiare leggermente a seconda delle zone. Durante Obon le famiglie si riuniscono e, oltre a pregare nell’altare buddista di solito situato in casa, fanno visita alle tombe di parenti e antenati, che ornano solitamente con le vivande più disparate. Per guidare gli spiriti nel loro ritorno a «casa» si usano inoltre le lanterne, tipico ornamento dell’estate giapponese.

Legate a queste celebrazioni ci sono anche alcune danze, bon-odori: originariamente erano un modo per accogliere gli spiriti, ma con il passare degli anni il loro significato si è modificato a seconda della regione in cui le si pratica. Ad esempio la danza tipica della zona della miniera di Miike – miniera che è stata teatro di uno degli incidenti più gravi nell’arcipelago quando nel 1963 in un’esplosione persero la vita ben 458 persone – ha una coreografia che riflette i movimenti dei minatori impegnati nel loro duro lavoro.
Essendo agosto anche il mese in cui furono sganciate le due bombe atomiche a Hiroshima e Nagasaki, con conseguente resa del Giappone attraverso le parole dell’imperatore Hirohito al popolo nella famosa trasmissione radio, le celebrazioni per l’Obon spesso si tingono di sfumature e significati più ampi.

Gli spettri così sono quelli dei giovani militari mandati al macello in nome dell’imperatore, egli stesso una sorta di fantasma che il popolo non aveva mai visto e di cui mai aveva sentito la voce, essendo considerato di origine divina.
Anche per queste ragioni l’estate giapponese è un periodo interessante, in cui mediaticamente di mescolano e si intrecciano varie tematiche: la commemorazione per i defunti, quella per i cari che hanno perso la vita in guerra ma anche la riflessione sul passato militarista dell’Impero nipponico. E non da ultimo è un periodo attraversato e punteggiato da storie di fantasmi e dell’orrore. Piccolo e grande schermo riflettono naturalmente quest’atmosfera: se l’Nhk, l’emittente nazionale, annualmente dedica interessanti approfondimenti di non-fiction alla guerra ed ai suoi strascichi, è attualmente nei cinema «Sadako vs Kayako», horror di cui avevamo già parlato, mentre debutterà fra pochi giorni il reboot di «Ghostbusters» che sempre di fantasmi parla.

Anche nelle librerie le storie di spettri occupano naturalmente un posto di rilievo, così come in teatro dove molte sono le rappresentazioni che mettono in scene antiche leggende, la più famosa di tutte è certamente Yotsuya Kaidan, storia di vendetta di una moglie assassinata dal marito e trasposta in film innumerevoli volte.
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