A ognuno di noi è capitato almeno una volta di aver fantasticato su un uomo o una donna incontrati fugacemente in uno dei cosiddetti non-luoghi, ad esempio un autogrill. Una fantasia erotica, l’idea di intraprendere un’altra vita, il sognare a occhi aperti di percorrere una via parallela per sparire dalla strada del quotidiano, magari piena di bei paesaggi ma ormai calpestata più volte. E poi il ritorno in macchina, dentro l’unicità del possibile che si è realizzato e che ha escluso tutti gli altri. Difficilmente si va oltre quel pensiero. Non capita così a Noah Solloway (Dominic West, The Wire) e Alison Lockhart (Ruth Wilson, Luther) i due personaggi principali di The Affair, serie televisiva creata da Hagai Levi (ideatore di In Treatment, sia l’originale israeliano che la versione statunitense) e Sarah Treem (sceneggiatrice e produttrice esecutiva di In Treatment e House of Cards), e che da una settimana è approdata in Italia tutti i mercoledì in prima serata attraverso Sky Atlantic, mentre negli Stati uniti, dopo aver vinto un Golden Globe per la Miglior Serie Drammatica, si accinge alla terza stagione.

Noah è uno scrittore che, dopo un esordio non proprio esaltante, fatica a realizzare il suo secondo libro. Insegnante alla scuola pubblica, è sposato con Helen (Maura Tierney, E.R. Medici in prima linea), donna in carriera pienamente realizzata, capace di tenere uniti tutti i fili pendenti che, tra lavoro e famiglia, non sono pochi. La coppia, infatti, ha anche quattro figli. Uno degli elementi di rottura, in questo quadro che in apparenza sembra idilliaco, è il suocero scrittore di successo, padre di Helen, che immancabilmente restituisce a Noah il riflesso dei suoi piccoli e continui fallimenti.

Dalla residenza di New York, la famiglia Solloway si trasferisce per le vacanze estive a Montauk nel Long Island, presso la villa che ovviamente appartiene alla famiglia di Helen.
A essere fatale è la fermata di routine in un bar ristorante. È in quel luogo, per certi versi anonimo, per altri ricco di trame, che gli sguardi di Noah e Alison si incrociano per la prima volta.

Alison è sposata con Cole Lockhart (Joshua Jackson, Fringe) e sta attraversando un periodo drammatico dopo la morte di suo figlio. Elaborare il lutto con il marito è doloroso e non aiuta nemmeno avere a che fare con il ranch e l’intera famiglia di Cole, forse implicata in loschi affari e testardamente legata a quel luogo, dove gli effetti della crisi economica si sono fatti sentire duramente.Sullo sviluppo della storia, che fa perno sulla relazione extraconiugale tra Noah e Alison, è opportuno arrestarsi, anche perché nel corso delle puntate (dieci, la prima stagione) si aggiungono di volta in volta dei tasselli che impegnano lo spettatore nella ricostruzione di una storia basata sui punti di vista.

All’inizio si è posto l’accento su una dimensione futura, sull’idea di un’altra vita possibile. In realtà la prima stagione di The Affair è tutta giocata sul passato, sul già accaduto, sull’irrevocabile più che sull’imprevedibile. E scopriamo che quello che vediamo è il resoconto di due colloqui separati nei quali Noah e Alison rispondono alle domande della polizia (per gli appassionati, questa struttura può ricordare quella della prima stagione di True Detective).

Solo alla fine verremo a sapere lo scopo di questo doppio interrogatorio. Resta il fatto, che qualcosa è accaduto e che i punti di vista dei due protagonisti, che ripercorrono la genesi e lo sviluppo della loro relazione, non coincidono quasi mai, nemmeno quando si allude a un bacio o a una parola detta di sfuggita. Un anno di vita riscritto attraverso due sensibilità diverse, quelle di Noah e di Alison e forse anche quelle dei due creatori della serie, anche loro un uomo e una donna. Chi mente? Chi dice la verità? Chi ha paura? E chi vuole semplicemente sfuggire alla propria immagine e dare di sé una rappresentazione più nobile?