Mentre i ministri degli esteri e poi quelli degli interni dei 28 paesi Ue sono riuniti in emergenza in Lussemburgo, arriva l’ultima notizia di un’altra nave a rischio naufragio (al largo di Rodi), con 300 persone a bordo. Ma la cinquantina di ministri europei riuniti in Lussemburgo, dopo le ovvie parole di commozione per la tragedia della notte tra sabato e domenica al largo della Libia (700 morti, forse 900), si sono limitati a un’azione a brevissimo termine, aumentando, sull’onda dell’ultima catastrofe, un po’ i mezzi finanziari e logistici per Frontex, che dovrebbe raddoppiare soldi e mezzi di Triton. Per eventuali decisioni della Ue di più lungo periodo sulla politica di immigrazione, bisognerà aspettare il Consiglio europeo straordinario dei capi di stato e di governo di giovedi’, chiesto dall’Italia con insistenza. La Commissione, che ammette che “quello che è certo è che mantenere lo statu quo non è un’opzione”, parla di “approccio olistico” (il tutto è maggiore della somme del contributo delle parti). Ma dietro le parole di cordoglio, c’è il mercanteggiamento sulla distribuzione del “fardello”. Il commissario alle migrazioni, Dimitris Avramopulos, ha promesso “per metà maggio” la definizione di una strategia comune, che si articolerà in dieci punti, a cominciare dall’emergenza dell’aumento di mezzi e budget di Triton, annunciato ieri. La Francia propone un rafforzamento di Frontex, l’Austria è favorevole all’apertura di campi di rifugiati nel nord Africa, gestiti da ong, l’Italia evoca azioni mirate in Libia contro i trafficanti e vorrebbe coinvolgere nei salvataggi anche paesi come Marocco e Tunisia, la Gran Bretagna non vuole sentir parlare di salvataggi in mare ecc., l’Europa avanza in ordine sparso. In discussione al Parlamento europeo c’è anche una divisione del “fardello”: l’Italia, con i paesi più esposti agi sbarchi (Grecia, Spagna, Malta), chiede che tutti i 28 partecipino all’accoglienza dei migranti, per condividerne i costi e il peso (l’Italia di recente ha ottenuto 13 milioni dalla Ue per far fronte all’emergenza degli arrivi).

Mrs. Pesc Federica Mogherini evoca l’ “imperativo morale” e afferma: “non abbiamo più alibi”. Angela Merkel si è detta “sconvolta” e ammonisce: “l’Europa deve trovare risposte”. François Hollande chiede più forza per Frontex e un accordo “urgente” con la Libia. Ma in Lussemburgo i ministri si sono limitati ad ascoltare la protesta di Paolo Gentiloni, che ha parlato di “reputazione della Ue in gioco” e definito il traffico di essere umani “schiavitù del XXI secolo”. L’Italia chiede “alla Ue e alla comunità internazionale un chiaro sostegno politico”, ha detto il ministro degli esteri.

Per Renzi, “dieci navi in più non cambieranno la situazione”. Ma, per il momento, solo questo è l’impegno dei 28. Oggi, Triton, il programma che dal 1° novembre scorso ha sostituito l’intervento italiano Mare Nostrum, è attuato con 21 navi, 4 aerei, un elicottero, 65 ufficiali, finanziato con meno di 3 milioni di euro al mese, cioè un terzo del costo di Mare Nostrum. Questo materiale non è di proprietà di Frontex, ma degli stati membri e l’agenzia europea paga un affitto per utilizzarlo. Triton sarà rafforzato un po’, ma quello che è certo che non diventerà un Mare Nostrum europeo. Molti stati membri l’anno scorso avevano accusato il programma italiano di “attirare” migranti e l’Italia era stata addirittura minacciata di sanzioni. Gil Arias, ex direttore esecutivo di Frontex, aveva affermato di fronte all’Assemblea nazionale francese lo scorso novembre che i trafficanti, “sapendo che i migranti verranno soccorsi dalla marina italiana a qualche miglia al largo della Libia hanno trovato mezzi di profitto supplementari evitando di spendere per fornirli di acqua, viveri e combustibile di cui hanno bisogno”. Il portavoce di Merkel, Steffen Seibert, ieri ha assicurato che “l’Italia non è sola” e che “bisogna agire per prevenire morti di massa nel Mediterraneo”. Ma all’epoca della sostituzione di Mare Nostrum con Triton, 5 mesi fa, il ministro degli esteri tedesco, Thomas de Maizière, si era lamentato del fatto che “Mare Nostrum, prevista come una missione di salvataggio, si è trasformata in un ponte verso l’Europa”. Adesso alla testa di Frontex c’è il francese Fabrice Leggeri, che era responsabile della lotta contro l’immigrazione clandestina al ministero degli interni. La filosofia di Frontex resta la stessa: limitare al massimo gli sbarchi in Europa, dove in quasi tutti i paesi stanno crescendo le forze populiste sulla propaganda anti-immigrati (ultima la Finlandia, domenica il partito dei Veri Finlandesi è arrivato in seconda posizione e potrebbe coalizzarsi con il Centro per formare un governo). Leggeri, ieri, ha lanciato un messaggio allarmistico: ”varie centinaia di migliaia” di persone in balia dei trafficanti starebbero aspettando, in Libia, per imbarcarsi per l’Europa.