Inveire contro «i media disonesti», «incompetenti», e «nasty», cattivi, nei suoi confronti, o contro il Clinton News Network (Cnn), era uno dei greatest hits della routine elettorale di Donald Trump che il futuro presidente, per la delizia dei fan, ha rispolverato nell’attuale victory tour.
Ssolo una decina di giorni fa, Trump aveva pubblicamente umiliato i direttori delle maggiori reti Tv.

E, durante lo scorso week end, gettando le basi per un’ altra emicrania nelle redazioni giornalistiche del paese, ha chiarito che, alla Casa bianca, non smetterà di servirsi di Twitter per annunciare (a qualsiasi ora del giorno e della notte, e in qualsiasi stato d’animo) quello che vuole -la nomina di un ministro (come ha fatto con Mattis) o l’accordo concluso per salvare parte dei posti di lavoro in fuga verso il Messico da un fabbrica di condizionatori d’aria dell’Indiana. Come, e quando, reagire all’esplosione di tweet con cui il Presidente comunica direttamente con i cittadini, in un formato sound bite, a prova di qualsiasi sfumatura e complessità, in un’era di scarsissima attention span?

Quali battaglie combattere contro le sue spacconate o bugie e quali lasciare perdere, visto che ne produce così tante? Come non diventare megafoni involontari, farsi depistare dalle nullità (la bandiera bruciata) e non perdere di vista la notizia importante (i conflitti d’interesse)?
Lacrisi di coscienza , e d’identità dell’establishment mediatico Usa si è manifestata questa settimana anche in occasione di un Forum post elettorale alla John F. Kennedy School of Government di Harvard, dove l’accoglienza più furiosa è stata riservata a un intervento di Jeff Zucker, direttore di Cnn (ed ex direttore della Nbc, dove varò il reality The Apprentice), accusato da rappresentanti delle campagne di Rubio, Bush e Ted Cruz, ma anche da colleghi e politologi, di aver offerto a Trump un trattamento preferenziale, trasmettendo ore e ore di comizi, invitando i suoi portavoce più menzogneri senza mai contraddirli.

«Trump ha giovato a Cnn?» Alla prima domanda del panel, rispondono i numeri: dopo anni di declino, Cnn finirà il 2016 con profitti di un miliardo di dollari. E, anche se Zucker ha cercato di difendersi, citando gli attacchi riservatigli dallo stesso Trump, il Ceo di Turner (di cui Cnn fa parte), John Martin, ha definito il 2016 un anno da Hall of Fame, e anticipato che i ratings del 2017 rimarranno alti.

«L’amministrazione Trump sarà oggetto di una fascinazione generale che non ci sarebbe stata per un’amministrazione Clinton». Quindi gli esami di coscienza potrebbero lasciare il tempo che trovano. Non è un caso che le apparizioni di Trump siano state spesso descritte come la suspense «prima di un incidente automobilistico», o «del deragliamento di un treno». Hollywood insegna: il catastrofico è un genere che non tramonta mai.